13/04/2023 di Redazione

Pagamenti digitali, la crescita rallenta e si torna anche al contante

Secondo i dati di Minsait, il 30% degli italiani usa diversi mezzi di pagamento, ma predilige i contanti o gli addebiti sul conto bancario.

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Il contante conta ancora. Giochi di parole a parte, il ritorno all’uso di banconote e monete è una tendenza reale in Italia, dopo anni di forte crescita dei pagamenti digitali anche sull’onda dei lockdown e dell’avanzata dell’e-commerce. Questa crescita non si è arrestata, ma ha subìto un rallentamento, come emerge da un report di Minsait Payments, divisione di Minsait. 

Il “Rapporto sulle Tendenze dei Mezzi di Pagamento” (realizzato in collaborazione con Analistas Financieros Internacionales e basato su interviste a 100 dirigenti ed esperti del settore e a 7.200 clienti bancari tra Italia, Spagna, Portogallo, Regno Unito e America Latina) evidenzia che il 30% degli italiani sceglie di diversificare i mezzi di pagamento, ma predilige l’utilizzo dei contanti o gli addebiti sul conto bancario. Di contro c’è un altro 24% che preferisce pagare con carte di debito, di credito o prepagate. Naturalmente le percentuali cambiano se si considerano i soli acquisti in negozi fisici o, all’opposto, quelli in e-commerce.

Solo l’11% degli intervistati ha dichiarato di optare per il pagamento in contanti nella maggior parte dei contesti, riducendo al minimo l’uso di prepagate, carte di credito, bancomat e servizi di digital wallet. Le carte si sono confermate, in ogni caso, come strumento di pagamento preferito dagli italiani, benché l’adozione sia in calo: aveva una carta di debito nel 2021 l’85,9% degli intervistati, quota scesa all’81,7% nel 2022; per le carte di credito si è passati da 58,9% a 50,9%; per le prepagate dal  66,8% al 55,9%. Parallelamente l’adozione dei servizi di digital wallet è sostanzialmente ferma, mentre l’utilizzo del contante ha riguadagnato terreno e su questo siamo, attualmente, al primo posto tra i Paesi europei inclusi nel report.

Dunque non c’è un ritorno al passato, quanto piuttosto un consolidamento di un mosaico di attitudini e preferenze, che chi vende beni e servizi online deve tenere in considerazione. “Dopo la crescita dovuta alla pandemia, l'adozione dei pagamenti digitali si sta stabilizzando in Italia e in tutta Europa”, ha commentato Enrique Alvarez, head of business development di Minsait Payments in Europa. “L'uso dei nuovi mezzi è ormai diffuso e commercianti e aziende devono adattarsi per rispondere rapidamente alle nuove abitudini di acquisto, che sono destinate a rimanere, soprattutto tra le nuove generazioni”.


Immagine di master1305 su Freepik

Non sempre gli utenti riescono a pagare come vorrebbero: circa il 40% degli intervistati italiani ha detto di essersi dovuto adattare (almeno una volta nel 2022) pagando con un mezzo diverso da quello prescelto in quel particolare momento. Tra gli impedimenti segnalati, nel 19% dei casi il venditore non prevedeva una certa opzione di pagamento, nel 15,3% si sono verificati “problemi tecnici”, nell’11,5% erano previsti costi extra o altri svantaggi. “La sfida principale”, ha sottolineato Roberto Scorzoni, responsabile di Minsait Payments in Italia, “rimane il necessario salto di qualità di molti esercenti e rivenditori affinché non solo adottino i metodi di pagamento digitale, ma ne agevolino l’utilizzo da parte della loro clientela”. 

E le criptovalute, di cui tanto si è parlato negli ultimi mesi anche per lo scandalo della piattaforma Ftx? Mentre in alcune nazioni dell’America Latina la quota di  popolazione bancarizzata che le possiede sfiora il 25%, in Europa la media è dell’11,6%. Ancora una minoranza, ma già qualcosa in più di una nicchia. In Italia la percentuale di chi ha acquistato criptovaluta è dell’11,5%, ma altri pianificano di farlo (circa 12%) o quanto meno non lo escludono per il futuro (20,7%).

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