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Per Nexthink, il digital workplace è una questione di experience

Da poco presente sul mercato italiano, l’azienda svizzero-americana intende aiutare le imprese a capire meglio come vengono utilizzate le postazioni di lavoro. Sulla piattaforma Infinity, si costruisce il concetto di Digital employee experience (Dex).

Pubblicato il 31 gennaio 2023 da Roberto Bonino

La storia di Nexthink non è recentissima, visto che la fondazione risale al 2004. Tuttavia, la sua proposizione ha acquisito una valenza di specifica attualità in questi anni di rapida evoluzione delle modalità di lavoro in azienda. L’azienda con base storica in Svizzera e un secondo headquarter situato a Boston, ha costruito la propria attività sulla cura di quello che ormai si può definire, in molte realtà, digital workplace.

Alla base dell’offerta, c’è la piattaforma Infinity, focalizzata sulla Digital employee experience (Dex) e capace di fornire a Cio o Cto informazioni sulle modalità di utilizzo delle postazioni di lavoro di ogni dipendente, segnalando i malfunzionamenti, ma anche fornendo indicazioni sull’utilizzo dei tool di collaboration, lo sfruttamento della connettività e il sentiment dei dipendenti. Il tutto allo scopo di migliorare la visibilità dei responsabili aziendali sull’ambiente di lavoro nel suo complesso, ma anche il livello di soddisfazione del lavoratore nel contesto di una comunicazione destinata sempre più a essere bidirezionale.

In Italia Nexthink è presente da meno di un anno, c’è ancora un mercato in buona misura da costruire, ma anche la convinzione di essere arrivati al momento giusto: “Il concetto di digital workplace è evoluto in questi anni, per adattarsi alle nuove esigenze ibride delle organizzazioni e delle persone”, riflette Donatella Derosa, enterprise account manager per l’Italia. “Non basta rilevare i dati tecnici dagli endpoint e costruire tutto sugli asettici semafori verdi o rossi. Occorre ascoltare la voce del dipendente e i suoi feedback per migliorare la produttività in tutte le possibili sfaccettature”.

Donatella Derosa, Enterprise account manager e Alamo Pizzini, senior solution lead di Nexthink Italia

Nexthink Infinity è una soluzione SaaS che include i moduli Analyze, Act, Engage, Integrate e Application Experience per esaminare con dettaglio come i dipendenti utilizzano gli strumenti a loro disposizione e assicurarsi la corretta conformità di ogni postazione, che sia in sede o remota. Sul terminale viene installato un agent, che può restituire informazioni su aspetti un po' più tecnici, come le segnalazioni di malfunzionamenti o la corretta installazione delle patch, ma questo si combina con strumenti di comunicazione bidirezionale per raccogliere feedback o di education per suggerimenti e notifica ai dipendenti su cose precise che stanno accadendo.

Quest’ultima parte spiega in modo compiuto quanto la soluzione si differenzi da quelle classiche di endpoint management, al punto da esserne complementare: “Ci integriamo con molte tecnologia presenti sul mercato, ma anche con i software di service desk, come ServiceNow o Ivanti e la business intelligence”, sottolinea Alamo Pizzini, senior solution lead Italia di Nexthink. “I clienti ci adottano per ridurre incidenti e interruzioni in modo proattivo oppure anticipare la soluzione di problemi e prevenire blocchi di utilizzo. Anche l’It diventa più personalizzata e conveniente, togliendo ticket e peso per offrire più visibilità e risparmiare tempo, oltre ad aiutare a introdurre più correttamente il digital  workplace e definire correttamente la modalità di lavoro ibrido”.

Lo sviluppo in Italia è ancora nelle fasi iniziali. In dotazione, già sono presenti partnership con global Msp (come Atos o Kyndryl), aziende complementari come Microsoft o ServiceNow e system integrator.: “Abbiamo avviato l’onboarding di partner locali”, informa Derosa. “Ci rivolgiamo perlopiù a grandi e medie realtà, con una segmentazione che taglia la fascia più bassa, per noi definita Commercial, al di sotto dei cinquemila dipendenti”. Qualche prima esperienza locale è stata portata a casa, ma per ora il parco clienti è composto da nomi internazionali, come Abm Amro, Crédit Agricole, Toyota Motor Europe, Johnson & Johnson e Pernod-Ricard, fra gli altri.

 

Tag: digital workplace, endpoint protection, employee experience, postazione di lavoro

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