24/05/2022 di Redazione

Riconoscimento facciale, Clearview AI multata in Regno Unito

Il garante per la privacy britannico ha chiesto 7,5 milioni di sterline e la cancellazione dei file. La società era già stata multata anche dal garante italiano.

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Clearview AI si è guadagnata un’altra multa per privacy violata. La società sviluppatrice del discusso software di riconoscimento biometrico è stata sanzionata dall’Information Commissioner’s Office (Ico), cioè l’istituzione garante della privacy britannica, per 7,5 milioni di sterline. La multa si aggiunge a quelle già ricevute da parte di altri garanti della privacy nazionali, tra cui quello italiano, (che lo scorso marzo aveva chiesto 20 milioni di euro), quello francese e quello australiano.

Le ragioni alla base della sanzione britannica, dunque, non sono nuove. Come noto, Clearview AI offre un servizio che permette di analizzare con algoritmi biometrici immagini fotografiche tratte dal proprio database, che secondo il Washington Post (che avrebbe visionato documenti interni dell’azienda) sarebbe composto da oltre 100 miliardi di file. L’Ico parla, invece, di 20 miliardi di immagini. 


Numeri a parte, qui sta uno dei punti dolenti: si tratta, a detta di Clearview AI, di immagini pubblicamente accessibili, recuperate dai social media o da altre fonti Web. E il servizio può essere prezioso per attività del tutto lecite, come le indagini delle forze dell’ordine e la videosorveglianza. Inoltre è stato usato recentemente dalle forze militari ucraine per riconoscere i deceduti nel conflitto in corso.  Il problema è che Clearview non si è procurata nessun consenso che la autorizza a effettuare analisi biometriche sulle immagini di utenti inconsapevoli. “Le persone”, scrive l’Ico, “non sono state informate del fatto che le loro immagini sarebbero state raccolte e usate in questo modo”.
 

Il garante britannico ha quindi richiesto, oltre al pagamento della multa, anche la cancellazione di tutti i file che ritraggono cittadini britannici dai database di Clearview AI. Sebbene il suo servizio non sia più usato dalle forze dell’ordine del Regno Unito, l’azienda sta ancora sfruttando i dati personali dei cittadini britannici.

 

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