10/01/2013 di Redazione

Robot, realtà aumentata, super-Pc: l'It del 2030

Occhiali che filtrano e registrano la realtà, rendendo obsoleti gli smartphone. Computer quattromila volte più potenti. Robotizzazione profonda del mondo che ci circonda. Fra grandi opportunità e grandi rischi, di violazione della privacy e di perdita di

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Un futuro alimentato da innovazione e opportunità, lontano dall’egemonia del puro dispositivo che oggi è il centro del mondo digitale.  Ma anche un futuro dominato da preoccupazioni riguardanti la sicurezza e la privacy, diritti di cui la tecnologia può farsi tutore, ma anche potenziale mezzo di violazione. Magnus Kalkuhl, direttore dello European Global Research and Analysis Team di Kaspersky Lab, ha tratteggiato un quadro (di cui di forniamo un estratto) della possibile evoluzione dell’information technology da qui al 2030, parlando cloud computing, realtà aumentata, quantum computing, intelligenza artificiale e nanotecnologie. Un tempo materia di fantascienza, tutti questi ambiti oggi e sempre più domani diventeranno realtà.


Magnus Kalkuhl, direttore dello European Global Research and Analysis Team di Kaspersky Lab


Le generazioni future inquadreranno di sicuro il 2012 come l’anno che ha segnato la fine dell’egemonia dei personal computer tradizionali. E, ironia della sorte, proprio a opera di quella stessa società che una volta era indissolubilmente legata a essi, ovvero Microsoft. Al pari di Apple e Google, anche il gigante dei sistemi operativi – Windows – sta optando per un approccio che può essere sintetizzato nel termine “multi-dispositivo”: telefoni cellulari, tablet e un numero sempre maggiore di apparecchi televisivi con sistema operativo integrato stanno tutti, sistematicamente sfidando il tradizionale dominio esercitato nel recente passato dal Pc.

Il data storage online, nella fattispecie “in-the-cloud”, sta progressivamente rimpiazzando gli hard disk di cui sono provvisti i computer desktop; le applicazioni ospitate all’interno dell’App Store vengono preferite in misura sempre maggiore ai download temerariamente eseguiti da siti Web con contenuti alquanto dubbi: insomma, i tempi stanno proprio cambiando. Le fotocamere analogiche sono state via via sostituite dai dispositivi digitali; a loro volta, in maniera graduale, i telefoni cellulari dotati di fotocamere sempre più sofisticate stanno prendendo il posto degli apparecchi fotografici digitali. Tra dieci anni, indubbiamente, i film analogici, le digicam e i Pc esisteranno ancora, ma possiamo tranquillamente affermare fin da ora che il loro periodo d’oro è definitivamente passato.

In un contesto in così rapida evoluzione, non ci sarebbe davvero da meravigliarsi se entro i prossimi cinque anni gli smartphone perdessero il loro attuale status di “giocattolo” tecnologico più desiderato dal pubblico degli utenti, visto che ormai sta bussando prepotentemente alla porta l’assoluta novità hi-tech rappresentata dagli augmented reality glasses, i rivoluzionari occhiali per la realtà aumentata.

Opportunità e rischi della realtà aumentata
Si tratta di speciali dispositivi ottici ausiliari, provvisti di videocamera integrata, display e computer. La peculiarità della realtà aumentata risiede essenzialmente nel fatto che, per la persona che indossa gli occhiali, realtà e immagini generate tramite computer si fondono assieme. Grazie alla telecamera costantemente attivata e alla speciale funzione di riconoscimento del volto umano, chi si dimentica con facilità i nomi degli altri non avrà più alcun problema di sorta, visto che gli occhiali permetteranno di visualizzare automaticamente nome, età e professione della persona con cui stiamo parlando.

In vacanza, altro esempio, i menu in lingua straniera che si trovano in molti ristoranti non costituiranno più un ostacolo insormontabile, saranno semplicemente ed automaticamente sostituiti da una versione tradotta in maniera virtuale. E chi si è smarrito in città perdendo l’orientamento potrà avvalersi di un sistema di navigazione “pedonale”, che proietterà a terra il corretto percorso da seguire. Inoltre, gli “occhiali del futuro” provvederanno a creare automaticamente un diario multimediale, basato sul continuo flusso dei dati ricevuti da videocamera, microfono e Gps.

Non dovremo attendere ancora a lungo: in effetti, Google prevede di consegnare i suoi Glasses agli sviluppatori già nel 2013; altri produttori dell’innovativo strumento visuale seguiranno a ruota. La perfetta fusione del mondo reale e del mondo virtuale cambierà moltissime cose nel corso dei prossimi anni, e l’importanza di questo nuovo e incredibile sviluppo tecnologico non potrà essere di certo sottostimata.

Qualsiasi nuova tecnologia, in ogni caso, presenta lati più o meno “oscuri”: se milioni di persone camminano per strada con telecamere permanentemente attivate, niente, a parte la propria abitazione, potrà più rimanere nella sfera del privato. La società si “auto-monitorerà” e dunque sarà necessario capire se e come potrà essere mantenuto un equilibrio soddisfacente tra sviluppo tecnologico e protezione della privacy. La disattivazione automatica, in certi luoghi, della videocamera di cui sono provvisti gli occhiali a realtà aumentata rappresenta un’opzione per la quale Apple ha già depositato uno specifico brevetto.

Sorge poi un ulteriore problema. Provate a immaginare il caso in cui il nostro apparato visivo riceva informazioni errate o falsificate attraverso il dispositivo di augmented reality. Gli occhiali supertecnologici vi potrebbero indurre a pensare, ad esempio, che il ristorante in cui vi trovate sia realmente infestato dagli scarafaggi: di sicuro, lascereste immediatamente il locale e vi rechereste altrove. Abbiamo già visto, in numerosi casi, come certi giudizi espressi in Internet su hotel o esercizi pubblici possano essere facilmente manipolati da “clienti” pagati sottobanco. La stessa industria della pubblicità potrebbe rivelarsi particolarmente interessata a “ottimizzare” la nostra realtà, al fine di perseguire al meglio i propri obiettivi. Sarebbe veramente un enorme pericolo se l’intero sistema venisse violato a colpi di hacking, senza che le persone cadute vittima di contraffazioni e falsificazioni avessero la possibilità di rendersi conto di vivere in una specie di mondo da sogno, che non ha nulla a che vedere con l’effettiva realtà delle cose.

I passi da gigante dell’Intelligenza Artificiale
Ovviamente, il futuro ci riserverà molte altre sorprese tecnologiche; non sarà quindi esclusivamente il mondo della realtà aumentata a stupirci. Pur non prendendo in considerazione altri affascinanti tematiche che indubbiamente popoleranno il nostro futuro, quali le nanotecnologie, la ricerca genetica o le stampanti 3D in grado di produrre alimenti commestibili, non ci annoieremo di sicuro: la tanto sbandierata “intelligenza artificiale” è più vicina che mai a divenire parte integrante della realtà quotidiana.

Nel 1997, Deep Blue, un potente calcolatore prodotto da Ibm, sconfiggeva il russo Garry Kasparov, con il punteggio di 3.5 a 2.5 (ricordiamo, per dovere di cronaca, che il campione del mondo di scacchi era riuscito ad aggiudicarsi la partita precedente, disputata un anno prima); il successo riportato da Deep Blue sulla mente umana, tuttavia, si basava su un’enorme potenza di calcolo ed elaborazione piuttosto che su un’intelligenza vera e propria. Nel 2011 Ibm ha nuovamente stupito tutti quanti lanciando sulla scena il supercomputer Watson, capace di sconfiggere il campione storico (74 vittorie consecutive!) di Jeopardy, il celebre quiz televisivo made in Usa.

Nella circostanza, l’eclatante vittoria della macchina sull’essere umano è stata ottenuta grazie all’implementazione di una sofisticata tecnologia di elaborazione del linguaggio – la quale è stata poi ulteriormente perfezionata nel corso degli anni – e all’utilizzo di speciali algoritmi in grado di far “ragionare” il supercomputer. Di fatto, Watson aveva l’abilità di realizzare autonomamente nuove “scoperte”, e di acquisire nuove conoscenze sulla base dei dati esistenti.

In quello stesso anno, Apple presentava Siri, un’assistente digitale ancora imperfetto, ma comunque in grado di determinare un trend tecnologico ben preciso per il futuro. Come era lecito attendersi, anche Google si è successivamente unita alla corsa per realizzare lo sviluppo del fatidico “supercomputer”, un sistema di elaborazione dati in assoluto più ingegnoso e intelligente di tutti gli altri. Parallelamente, sono stati avviati numerosi altri progetti, in parte sostenuti da ingenti fondi comunitari dell’Ue, il cui obiettivo è riuscire a emulare pienamente, tramite computer, le abilità e doti del cervello umano. Sia che si tratti della creazione di assistenti digitali o dello sviluppo di cervelli artificiali, i ricercatori hanno indubbiamente ancora dinanzi a loro un bel po’ di strada da fare; non mancano tuttavia né la volontà, né i mezzi finanziari per portare a termine questo lungo, ambizioso e affascinante viaggio.

Si tratta, in definitiva, di un percorso destinato a condurci verso una completa “autonomizzazione” degli oggetti e degli elementi tecnologici presenti nell’ambiente in cui viviamo: i robot in grado di fare le pulizie, le autovetture, addirittura le abitazioni stesse. Abbiamo per esempio già visto, quest’anno, la Google Car (la famosa auto-robot priva di conducente) ottenere la licenza di circolazione nello stato americano del Nevada: si è trattato, in assoluto, del primo veicolo motorizzato ufficialmente riconosciuto come mezzo capace di muoversi del tutto autonomamente, senza l’intervento dell’uomo.

Nel campo della ricerca robotica sono stati registrati grandi progressi: di recente, l’agenzia governativa statunitense Darmpa (Defense Advanced Research Projects Agency) ha presentato il robot-ghepardo “Cheetah”, in grado di correre a una velocità di ben 45 chilometri orari, più veloce di qualsiasi essere umano. Nel momento stesso in cui questi robot, fabbricati con acciaio e silicone, potranno essere animati da un’intelligenza artificiale autentica, le scene che abbiamo visto in così tanti film di fantascienza potrebbero iniziare a tramutarsi in realtà […].

Il mondo nel 2030

Come sarà quindi la nostra vita nel futuro? Gli smartphone, che al momento attuale godono di una straordinaria popolarità, saranno per lo più sostituiti da sofisticati dispositivi basati sulle tecnologie dell’Augmented Reality. Gli impressionanti progressi realizzati nel collegare direttamente i microchip con i nervi ottici permetteranno anche alle persone non vedenti di poter accedere al magico mondo della realtà aumentata.

In futuro, i video più popolari su YouTube saranno per lo più dei filmati in 3D girati dagli stessi utenti, con angoli di visione illimitati e profondità di campo con messa a fuoco libera. Le tradizionali console per videogiochi scompariranno dalla scena, sostituite da veri e propri universi virtuali creati attraverso enormi sistemi di computer distribuiti su numerose città, e in parte collocati nei sotterranei di mastodontici palazzi residenziali, così da rendere il percorso di trasmissione più breve possibile. Sorgeranno in tal modo grandi opportunità per le persone particolarmente creative, che potranno generare mondi di gioco così interessanti da convincere altre persone a unirsi al gaming da essi ideato, con il pagamento di una certa quota di adesione.

Per realizzare tutto ciò sono, ovviamente, necessari computer molto potenti. Vale una semplice regola generale: più piccoli sono i transistor in un processore, maggiore sarà la velocità ottenuta. Con ogni ulteriore passo verso la miniaturizzazione, Intel & Co. si stanno sempre più avvicinando al limite di ciò che risulta “fisicamente” fattibile. In passato, i produttori di processori hanno già ripetutamente dato prova di grande creatività: anche un massiccio aumento del numero di core su ogni chip potrebbe costituire un’opzione altrettanto valida.

Allo stato attuale, le performance di elaborazione dei computer sono destinate a raddoppiare ogni 18 mesi, mentre il prezzo di questi ultimi rimane sostanzialmente invariato. Questo significa che tra 18 anni i computer saranno quattromila volte più veloci di quelli attualmente presenti sul mercato. In teoria, i computer di casa potrebbero addirittura essere più potenti dello stesso Watson, il supercomputer prodotto nel 2011 da Ibm (nota per gli appassionati di tecnica: 2880 Power7-cores, ognuno dei quali con frequenza di 3,55 GHz), con un costo paragonabile a quello di un comune laptop di oggi.

Con un normale computer desktop domestico sarebbe, così, possibile creare un film come Toy Story, in tempo reale e con una risoluzione paragonabile a quella delle proiezioni cinematografiche. E qualcosa di analogo alla prima simulazione computerizzata del genoma più semplice attualmente conosciuto (relativo al batterio Mycoplasma Genitalium),  celebrata appena pochi mesi fa come una pietra miliare della scienza, potrebbe rivelarsi null’altro che un semplice esperimento standard da condurre nelle aule scolastiche.

Computer quantistci e guerra informatica
Entro il 2030, inoltre, dovrebbe aver raggiunto un notevole sviluppo anche la tecnologia legata alla realizzazione dei computer quantistici, dei quali oggi si fa un gran parlare. Considerando lo stato attuale delle conoscenze scientifico-tecnologiche, non ovviamente possibile risolvere ogni classico problema che si presenta nella sfera dell’informatica utilizzando una semplice manciata di bit quantistici (Qubit). Ma tra vent’anni il cracking della pur solidissima crittografia Rsa (necessaria per garantire la massima sicurezza a email e operazioni di banking online) potrebbe divenire una scomoda realtà.

Sembra certo, tuttavia, che rootkit, Trojan e attacchi di phishing continueranno a rappresentare un serio problema anche negli anni a venire, con aggressori sempre più concentrati sui server, anziché sui dispositivi endpoint. Negli ambienti complessi oggi si sta presetando un numero sempre maggiore di vulnerabilità. Ed è ragionevole supporre che nei prossimi anni i sistemi operativi di tablet e smartphone saranno totalmente “purificati”, mentre la maggior parte dei codici verrà trasferita sul cloud, ovvero sul lato server.

Nel futuro, i virus informatici non comporteranno soltanto gravi conseguenze di natura finanziaria per chi subisce gli attacchi organizzati dai cybercriminali. Nel 2010 l’individuazione del famigerato worm Stuxnet, specializzato in operazioni di sabotaggio all’interno di grandi complessi industriali, ha confermato il legittimo sospetto che il malware potesse avere anche un background “politico”. La continua militarizzazione del cyberspazio è purtroppo destinata a produrre intere legioni di professionisti del malware, in quanto la creazione di pericolosi trojan e la realizzazione di insidiosi attacchi web verrà non solo legittimata, ma anche supportata da numerosi stati nazionali.