23/12/2019 di Redazione

Sviluppo software senza codice, la chiave di volta per Appian

Nata nel Business Process Management, l’azienda si sta affermando come realtà di riferimento nel mondo DevOps, grazie alla propria piattaforma in logica low-coding, adatta per gli attuali processi agili e basati sul continuous improvement.

immagine.jpg

Il software monolitico è ormai un retaggio del passato. Nell’era della velocità e dell’agilità, gli sviluppi devono allinearsi alle esigenze del business e del time-to market, completarsi in tempi brevi ed essere modificati in modo continuativo. D’altra parte, la creazione di applicazioni cresce in modo esponenziale, tant’è che Idc stima che ne saranno realizzate 500 milioni nel periodo 2018-2023, ossia quanto prodotto nei precedenti 40 anni.

Alle modalità di lavoro agili e condivise fra diversi dipartimenti, si abbinano ormai con una certa regolarità strumenti in grado di velocizzare la creazione del software, automatizzandolo il più possibile e alleggerendo soprattutto l’attività di scrittura. Non è un caso che Gartner preveda come entro il 2024 gli sviluppi low-code rappresenteranno oltre il 65% delle attività legate al mondo applicativo.

Su questa tendenza forte, Appian ha costruito la propria evoluzione, partita dal Business Process Management e oggi arrivata a proporre una piattaforma unica low-code che, secondo il Ceo della società, Matt Calkins, “rappresenta la risposta più efficace per sostenere il ritmo dell’innovazione nelle imprese ed equilibrare le nuove forze di lavoro, che raggruppano gli esseri umani, ovviamente, ma anche i robot e l’intelligenza artificiale”.

Le nuove applicazioni low-code e di integrazione rapida con altri strumenti devono permettere di orchestrare le moderne modalità di lavoro, a partire da template applicativi precostruiti e personalizzabili o modificabili, sulla base delle esigenze delle imprese. Queste applicazioni vengono progettate sulla base di un linguaggio dichiarativo e possono funzionare dappertutto.

Matt Calkins, Ceo di Appian

La nuova versione della piattaforma as-a-service di Appian comprende diverse novità, che vanno nella direzione appena descritta. Appian Ai propone un’integrazione nativa con alcuni strumenti di Google, in particolare Cloud Translation per rilevare automaticamente la lingua di un’applicazione ed effettuare la traduzione in modalità no-code, mentre Cloud Vision permette di effettuare il riconoscimento ottico dei caratteri. Grazie all’integrazione con DocuSign, gli utenti possono invece creare, gestire e inviare rapidamente documenti con firma elettronica dalle loro applicazioni.

È stato semplificato anche l’accesso per sviluppatori e amministratori ad Appian Health Check, per valutare le prestazioni, la compliance e le best practice per lo sviluppo di applicazioni. Una certa attenzione, poi, è stata dedicata alle implementazioni su dispositivi mobili, grazie all’integrazione degli standard definiti dalla comunità AppConfig, della quale fanno parte i principali produttori di software Emm (Enterprise Mobility Management).

La realtà italiana e la testimonianza di Iccrea

La presenza italiana di Appian è già piuttosto radicata, grazie a una filiale presente dal 2015 (in precedenza aveva operato per quattro anni un reseller) e a una base di utilizzatori arrivati a superare quota 20mila: “Siamo focalizzati soprattutto sulle grandi aziende nazionali, ma il nostro approccio incrementale consente di partire anche con investimenti contenuti e alla portata di realtà più ridotte”, spiega la country manager Silvia Fossati. “Rispetto a un contesto globale dove forte è il peso del marcato dei servizi finanziari, a livello locale la nostra distribuzione è più bilanciata”.

Fra i clienti più importanti in Italia, si trovano Pirelli e Amadori. La prima conta già oltre 65 applicazioni live, che interessano oltre 2.500 utenti e coprono un ampio spettro applicativo, mentre la seconda è partita da esigenze specifiche di fleet management, riducendo i tempi di elaborazione da tre settimane a poche ore, per poi estendere l’uso della piattaforma ad altre aree, dalla collaborazione interna al front end di assistenza alla clientela, sempre nell’ottica della velocizzazione dei processi di sviluppo.

Emblematica è poi l’esperienza di Iccrea, che di fatto sta reingegnerizzando i processi di gruppo utilizzando Appian: “Due unità, una più tipicamente It e l’altra dedicata al miglioramento continuo, lavorano insieme su ogni progetto dall’inizio alla fine”, racconta Cristiano Pietrosanti, responsabile organizzazione e progetti del gruppo bancario, al quale fanno capo 140 istituti appartenenti al mondo del credito cooperativo. “Usiamo metodologie lean e non c’è alcuna circolazione di documenti. I tempi di realizzazione si sono concentrati fin qui fra i venti giorni e i quattro mesi, con soddisfazione di tutti, soprattutto degli utenti, che possono lavorare esattamente con l’applicazione richiesta, con approccio di intervento continuo e ricorsivo”.

Tra i processi ridisegnati, troviamo l’interconnessione fra le funzioni di controllo centralizzate e le banche locali, ma sono state effettuate sperimentazioni in numerose aree: “Con le attività già svolte, abbiamo liberato l’equivalente di venti risorse full time”, aggiunge Pietrosanti. “Nel 2020 lavoreremo su diverse aree specifiche, dagli incassi&pagamenti ai servizi di back office finance”.

 

ARTICOLI CORRELATI