Tecnologie emergenti, la carenza di competenze si è aggravata
In seguito alla pandemia, per le aziende è ancor più difficile reperire personale qualificato su automazione IT, cloud, edge computing, digitalizzazione dello spazio di lavoro e altre tecnologie emergenti. Lo svela Gartner.
Pubblicato il 13 settembre 2021 da Redazione

Siamo tutti più “digitali” dopo un anno e mezzo di pandemia, ma siamo anche più a corto di competenze su quelle tecnologie che Gartner definisce come “emergenti” e che includono, per esempio, automazione IT, cloud, edge computing, digitalizzazione dello spazio di lavoro, sviluppo applicativo con i metodi CI/CD (integrazione continua e distribuzione continua) e altre ancora. Come sappiamo, il covid-19 ha stravolto in molti modi i luoghi di lavoro e i modelli di business delle aziende di ogni settore, velocizzando l’innovazione ma anche rendendo più urgenti gli imperativi della digitalizzazione e della transizione al cloud. E questo ha aggravato il problema della carenza di competenze specializzate su alcuni ambiti tecnologici.
Dalle interviste a 437 aziende (Nord America, Europa, Medio Oriente, Africa, Asia Pacifico) condotte nella “2021-2023 Emerging Technology Roadmap Survey” di Gartner risulta che per il 64% di queste organizzazioni la b è il principale ostacolo all’adozione di tecnologie emergenti. Nel 2020 questo dato si limitava al 4% appena, dunque l’impatto della pandemia è stato dirompente. Nel sondaggio di quest’anno altri ostacoli citati dagli intervistati sono stati i costi di implementazione (il 29% li ha indicati al primo posto) e i rischi per la sicurezza (7%).
“La spinta verso il lavoro remoto, ancora in corso, e l’accelerazione dei piani di assunzione nel 2021 hanno aggravato la penuria di talenti IT, specialmente per il reperimento di competenze che abilitano il cloud e l’edge, l’automazione e il continuous delivery”, ha commentato Yinuo Geng, research vice president di Gartner.
Considerando tutte e 100 le tecnologie incluse nella categoria delle “emergenti”, nel 2021 il 58% delle aziende ha realizzato o realizzerà progetti di allargamento dell’adozione. Ancora una volta si nota l’impatto della pandemia, perché nel 2020 la percentuale era il 29%. Dunque le aziende vivono nel paradosso di avere più bisogno di tecnologie trasformative e di non poterle adottare a causa del gap di competenze.
Cloud e cybersicuezza le priorità
Intanto, proprio grazie alle tecnologie di automazione, cloud, edge, CD/CI, i tempi di sviluppo e di avviamento dei nuovi servizi o applicazioni si sono accorciati. Oggi, rispetto al recente passato pre pandemia, un crescente numero di dirigenti, IT e non IT, è intenzionato a investire sulle tecnologie emergenti. Tra le priorità ci sono i progetti di deployment del cloud e gli investimenti in tecnologie di cybersicurezza: entrambi questi ambiti sono funzionali a garantire l’operatività anche in contesti di lavoro ibrido (in smart working totale o parziale) o in caso di eventi imprevisti come lo è stato la pandemia di covid.
A trainare gli investimenti ci sono i sistemi cloud distribuiti, i software di Cloud Access Security Broker (Casb) e gli Enterprise Resource Planning (Erp), ma anche le soluzioni che potenziano la sicurezza delle infrastrutture e in particolare i dispositivi in uso ai dipendenti in telelavoro. Nel 2020 soltanto il 31% delle aziende coinvolte nel sondaggio aveva incrementato la spesa in tecnologie di cybersicurezza, mentre per il 2021 la percentuale balza al 64%. Bisogna farlo, ammonisce Gartner, considerando che per gli attacchi informatici e in particolare per i ransomware le opportunità di colpire si sono moltiplicate.
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