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Tim si allea con Google per portare il cloud alle imprese italiane

L’operatore ha annunciato una partnership strategica con Big G, nuovi data center e il reclutamento di 800 ingegneri, oltre a un accordo con Santander Consumer Bank. I conti del trimestre sono in calo.

Pubblicato il 08 novembre 2019 da Redazione

Tim sfodera l’asso dalla manica: un’alleanza con Google per veicolare servizi cloud alle aziende italiane, con tanto di nuovi data center in previsione e correlata assunzione di ben 800 ingegneri. L’annuncio del memorandum d’intesa firmato con Google Cloud è forse il più importante fra quelli emessi ieri insieme ai numeri del bilancio del terzo trimestre 2019. Grazie all’accordo con Big G, si legge in una nota, Tim coltiva l’ambizione di “diventare il principale player italiano nell’offerta di servizi di cloud ed edge computing”, rafforzando l’attuale posizione (l’operatore già conta 16mila clienti aziendali di servizi Software-as-a-Service e cinquemila di Infrastructure-as-a-Service).

 

La strategia prevede, inoltre, che Tim crei una new company deputata alla gestione dei data center e dei servizi cloud. Ciliegina sulla torta, l’assunzione e la conseguente formazione di circa 800 ingegneri. Ma c’è anche un’altra alleanza fra gli annunci: un accordo quadro con Santander Consumer Bank per la creazione di una joint-venture fin da subito offrirà finanziamenti per l'acquisto di terminali attraverso prestiti rateali e poi, in una fase successiva, venderà anche altri prodotti di credito al consumo e assicurativi. La joint-venture, spiega l’ufficio stampa della telco,  “consentirà un’ulteriore riduzione del debito oltre che del costo del credito, offrendo contemporaneamente opportunità di ampliamento della base di ricavi e della profittabilità per Tim”.

 

E questo, in effetti, non farebbe male, considerando che nel terzo trimestre di quest’anno i ricavi totali di Gruppo sono stati pari a 4.429 milioni di euro, ovvero solo calati del 6,1% anno su anno su base organica. A giustificazione, l’azienda ha citato la “consistente riduzione dei contratti relativi a servizi di Wholesale Internazionale a marginalità bassa o nulla avviata a inizio anno”, fatto che ha causato una diminuzione dei ricavi da servizi (la quasi totalità della torta, 4.061 milioni di euro). Anche al netto di questa dinamica, la cifra sarebbe scesa di circa il 4% anno su anno a livello di gruppo e del 6,1% nel mercato domestico.

 

 

 

In compenso, è migliore il più ampio scenario dei primi nove mesi del 2019, in cui i ricavi totali hanno raggiunto quota 13,4 miliardi di euro, con un decremento del 4,3% anno su anno. L’Ebitda reported del gruppo è stato di 6 miliardi di euro, ovvero superiore del 4,% rispetto a quello dei primi nove mesi del 2018, “grazie alla prosecuzione delle azioni di ottimizzazione dei costi e ad un saldo positivo delle partite non ricorrenti”, ha spiegato l’azienda, citando l’esito favorevole per Tim Brazil di alcuni contenziosi fiscali.

 

Oltre agli accordi con Google e Santander, vanno citati anche quelli, già in corso, con Netflix e quello di Inwit e Vodafone Italia. Il primo riguarda l’offerta dei contenuti video di Netflix, fruibili anche dal Tim Box con addebito dell’abbonamento in bolletta; il secondo accordo, perfezionato lo scorso luglio, riguarda la condivisione delle rispettive reti, e l’unica novità da segnalare è che “sono in corso le valutazioni da parte delle autorità antitrust”. Nel corso del trimestre, è proseguito il processo per la potenziale operazione di integrazione della rete in fibra con Open Fiber: è attualmente in corso la selezione di uno o più fondi infrastrutturali, che saranno partner dell’eventuale progetto.

 

 

Tag: mercati, google, cloud, mercato, telecom italia, telefonia, strategie, tim, netflix, telco

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