14/09/2017 di Redazione

Toshiba preferisce la compagnia di Bain, Western Digital protesta

Western Digital ha criticato la firma di un memorandum d'intesa per la vendita della divisione dei chip di memoria di Toshiba alla cordata capeggiata da Bain. Quest'ultima avrebbe alzato la posta con un'offerta da 18,2 miliardi di dollari.

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Tutti vogliono i chip di memoria di Toshiba. Torna protagonista delle cronache la già travagliata vicenda della vendita della divisione che produce e commercializza le memorie flash Nand, dopo mesi di indiscrezioni che indicavano Western Digital come probabile compratore e poi annunciavano l'ingresso in scena di altri pretendenti. I non sereni rapporti con WD, con cui Toshiba ha in corso una joint-venture operativa negli uffici e fabbriche di Yokkaichi, in Giappone, si erano inaspriti sempre di più nel corso dell'estate.

Il produttore di hard disk statunitense, oggi anche proprietario di Sandisk, era rimasto in lizza, ma Toshiba aveva portato avanti le trattative anche con un consorzio capeggiato da Foxconn e da uno guidato da Bain Capital Private Equity, in cui figura fra gli altri Apple. Il venditore punta a un incasso di 18 miliardi di dollari, che le permetterebbero di saldare i debiti legati al business dell'energia nucleare, con un rosso di circa 9 miliardi di dollari per l'anno fiscale chiuso a marzo.

Mentre l'opposizione del governo cinese rende poco probabile l'ipotesi di una vendita a Foxconn, nei giorni scorsi la cordata di Bain non solo è passata in pole position ma è parsa quasi giunta al traguardo, avendo firmato con Toshiba un memorandum d'intesa in cui le due parti si impegnano a chiudere l'accordo entro la fine del mese di settembre. La reazione di Wd è arrivata in un lampo: “Siamo delusi”, si spiega in una nota, “del fatto che Toshiba abbia compiuto questa scelta nonostante gli incessanti tentativi di Western Digital di raggiungere un accordo che sia nel migliore interessi di tutte le parti coinvolte”.

 

 

E tra le parti coinvolte c'è anche il business di SanDisk, le cui memorie vengono prodotte nello stabilimento di Yokkaichi di Toshiba, sotto l'egida di una joint-venture. Nel corso delle lunghe trattative, sottolinea ancora Wd, “siamo stati flessibili e costruttivi e abbiamo fatto numerose proposte per rispondere a specifiche preoccupazioni manifestate da Toshiba. Il nostro obiettivo è stato e rimane quello di ottenere un reciproco vantaggio, che soddisfi le esigenze di Toshiba e dei suoi investitori e, quel che più conta, che assicuri la longevità e il successo delle nostre joint-venture”.

Non è un mistero che da mesi il problema sul tavolo sia quello di mettersi d'accordo sulla cifra. A detta di Reuters, nei giorni scorsi il gruppo capeggiato da Bain avrebbe alzato la posta con un'offerta da 18,2 miliardi di dollari. Un'offerta decisamente più allettante dei 17 miliardi proposti inizialmente da Western Digital e anche del ritocco fino 17,3 miliardi concesso di recente. Wd, d'altra parte, può contare sui favori e sul sostegno del fondo statale Innovation Network of Japan e della Development Bank of Japan.

 

 

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