Nuova sconfitta per Apple nella battaglia legale contro la texana Optis Cellular Technology. Un vecchio nemico della società di Cupertino, da lei definito come patent troll, cioè azienda che registra o acquista brevetti al solo scopo di raccogliere royalties dalle aziende che vogliano utilizzarli o abbiano bisogno di farlo. E spesso si tratta di ricatti, perché quelle tecnologie sono ormai diventate uno standard essenziale per il settore di riferimento.
Optis detiene una serie di brevetti per le comunicazioni cellulari Lte, che l’azienda ha acquistato da Samsung, Lg e Panasonic. Nel 2019 la società texana aveva fatto causa a Apple chiedendo 506 milioni di dollari di risarcimento per l’uso (senza pagamento di royalties) di cinque tecnologie brevettate all’interno degli iPhone, iPad ed Apple Watch. A detta della Mela, le tecnologie in questione rappresentano ormai standard del settore della telefonia e quindi dovrebbero essere utilizzabili in logica Frand (Fair, Reasonable, And Non-Discriminatory).
La contesa era sfociata in diversi processi sia negli Usa sia nel Regno Unito, dato che Optis si era rivolta anche alla English Patents Court, tribunale che tratta le dispute sulla proprietà intellettuale. Ed Apple ha già incassato pareri negativi. In particolare, nel 2021, quello di un tribunale federale texano che dava ragione a Optis, sebbene riducendo il risarcimento a 300 milioni di dollari.
In terra britannica, poi, lo scorso ottobre era stata emessa un’altra sentenza a favore di Optis, a cui è stato riconosciuto il diritto di chiedere un’ordinanza restrittiva per impedire a Apple di utilizzare due dei brevetti incriminati. L’azienda di Tim Cook all’inizio di quest’anno aveva impugnato la sentenza continuando a sostenere che si tratti di tecnologie essenziali. In aprile la Corte Suprema aveva concesso di proseguire in appello.
Ora però si chiude un altro capitolo della tortuosa vicenda: la Corte d’Appello dell’Inghilterra e del Galles ha respinto la richiesta di revisione di Apple. Si chiude un capitolo, quindi, ma la storia prosegue. Come spesso accade nelle dispute legali sui brevetti tecnologiche, è probabile che anche di questo caso sentiremo ancora parlare nei prossimi anni.