Banche e compagnie assicurative hanno smesso di tenere il cloud a distanza, come accadeva fino a qualche anno fa. Ormai il 91% delle aziende del settore dei servizi finanziari e assicurativi utilizzano il cloud, con notevole incremento rispetto al 37% di soli tre anni fa. Nella regione Emea la percentuale sale al 93%, negli Stati Uniti al 98%. Questo racconta il “ World Cloud Report – Financial Services”, realizzato dal Capgemini Research Institute su un campione di dirigenti di società di assicurazioni sanitarie, vita, mercati dei capitali, pagamenti, retail banking e wealth management. Il 39% dei dirigenti ha detto di preferire il cloud pubblico, il 49% quello privato e il restante 12% quello ibrido.
Le ragioni della “migrazione” spaziano dalla ricerca di efficienze e risparmi alla compliance, dagli obiettivi Esg (sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e governance) al bisogno di accelerare l’innovazione. Tra i dirigenti intervistati, l’89% pensa che una piattaforma abilitata al cloud sia fondamentale per garantire l'agilità, la flessibilità, l'innovazione e la produttività.
Un fattore di spinta all’adozione è, per esempio, l’attenzione ai fattori Esg: il 95% delle banche e assicurazioni ne tiene conto nelle proprie scelte di investimento. E il cloud può aiutare nelle attività di misurazione e rendicontazione dei progressi fatti in termini di sostenibilità e politiche di equità e inclusione (lo pensa il 51% degli intervistati). Tra l’altro i fornitori di servizi cloud stanno iniziando a proporre soluzioni che permettono di gestire le emissioni di gas serra dirette e indirette, ovvero Scope 1, 2 e 3.
Nel wealth management, il 60% degli intervistati considera il cloud vantaggioso nelle attività di rilevamento delle frodi e, quindi, nella gestione del rischio. Tra le banche retail, invece, il 39% ha trasferito in cloud la complessa attività di gestione del rischio di credito per ridurre i tempi di decisione necessari per l'elaborazione dei prestiti, sfruttando processi automatizzati e analitiche. Nell’ambito delle assicurazioni vita, poi, la gestione delle relazioni con i clienti (55%) è ciò che soprattutto traina l’adozione del cloud.
L’occasione dell’AI abilitata dal cloud
Per quanto riguarda i vantaggi di innovazione abilitati dal cloud, oggi si guarda con particolare interesse all’intelligenza artificiale anche nel settore di banche e assicurazioni. Il 62% delle società di questo settore già usa l’AI (generativa e di altro tipo) e il machine learning e ne pianifica un’adozione più ampia, lungo tutta la catena del valore, nei prossimi due anni.
Gli utilizzi attuali si concentrano comunque sulle applicazioni front-end, come quelle rivolte ai clienti, e in particolare sono in corso sperimentazioni di GenAI per l'onboarding dei clienti, l'analisi del credito, la pianificazione finanziaria, il rinnovo delle polizze e il servizio clienti; di contro, si è investito meno in intelligenza artificiale per quanto riguarda le applicazioni di back-end. Capgemini sottolinea che implementare il cloud su scala è fondamentale per far fruttare al massimo gli investimenti in AI e in particolare quelli di AI generativa.
“Per un'organizzazione che opera nel settore dei servizi finanziari, rinunciare al cloud non è più un'opzione possibile. Il passaggio al cloud richiede un approccio che vada oltre il risparmio sui costi e che sia incentrato sull'innovazione come strumento di vantaggio competitivo”, ha commentato Dario Patrizi, financial services director di Capgemini in Italia. “Le aziende che oggi si affrettano a implementare l'AI generativa devono essere consapevoli che non sarà possibile ottenere i vantaggi futuri offerti dall'AI senza sistemi abilitati al cloud. Solo attraverso la definizione e la creazione di un efficace modello operativo su larga scala basato sul cloud sarà infatti possibile sfruttare appieno il potenziale trasformativo di queste nuove tecnologie.”
Limiti e ostacoli nell’adozione del cloud
Va detto, a scanso di equivoci, che l’uso del cloud è endemico (91% delle aziende del campione) ma spesso confinato al di fuori degli ambiti “core”. Sul campione d’indagine, infatti, il 50% delle società ha trasferito in cloud una minima parte delle applicazioni aziendali core. Inoltre le aziende che hanno adottato un approccio “cloud-nativo” sono in minoranza e prevale l’approccio lift and shift (ovvero applicazioni e dati vengono spostati dall’on-premise al cloud senza modifiche architetturali). E questo, sottolinea Capgemini, limita i vantaggi di scalabilità e flessibilità che si potrebbero ottenere.
Permangono preoccupazioni e altri ostacoli che limitano, attualmente, l’adozione del cloud. Il 68% degli intervistati ha citato il problema della sicurezza dei dati come un ostacolo all'adozione, il 51% gli elevati costi operativi e di trasformazione, il 45% i vincoli delle normative, come quelli sulla sulla sovranità dei dati e le richieste del Digital Operational Resilience Act (Dora). Quest’ultimo impone alle istituzioni finanziarie soggette alle normative dell'Unione Europea di adottare strumenti e metodi che possano garantire affidabilità, capacità e resilienza. Il sovereign cloud, che permette di conservare i dati all’interno dei confini nazionali, sta diventando un’opzione preferenziale.