06/03/2025 di redazione

C’è un chatbot dentro a Google Search con la “modalità AI”

Introdotta in via sperimentale e per gli abbonati, Google Mode AI è una funzionalità che applica Gemini 2.0 alle ricerche Web. L’azienda mette le mani avanti: non tutto è perfetto.

(Immagine: Google)

(Immagine: Google)

Google Search non resta fermo: il più popolare tra i motori di ricerca Web insegue l’innovazione dell’intelligenza artificiale generativa e introduce, per ora in modalità sperimentale, una “modalità AI”. Disponibile al momento solo per gli abbonati a Google One AI Premium (al costo di 21,99 euro al mese, dopo il primo mese di prova gratuita), Google Mode AI presenta, al posto della classica pagina dei risultati di ricerca, una sintesi di contenuti generata dall’intelligenza artificiale.

Va detto che anche Google Search, nella versione classica disponibile per tutti, ha introdotto da meno di un anno le AI Overviews, cioè “panoramiche” sull’argomento oggetto della query, generate dall'intelligenza artificiale. L’idea è quella di fornire una sintesi dell’argomento, rispondendo potenzialmente alla domanda o curiosità dell’utente ed evitandogli, magari, di dover necessariamente visitare un sito Web. Alla base di tutto c’è Gemini, il Large Language Model di Alphabet.

Alphabet non sembra voler abbandonare questa strada, e anzi ha appena annunciato un’espansione delle AI Overviews: ora questa funzionalità è alimentata da Gemini 2.0, versione più evoluta del modello linguistico, capace di rispondere a domande più complesse.

Ora sarà possibile ottenere delle panoramiche generate dall’AI anche per ricerche che riguardano la programmazione, la matematica o le query multimodali. “Con le avanzate capacità di Gemini 2.0, diamo risposte più veloci e di migliore qualità e mostriamo le AI Overviews più frequentemente per questo tipo di query”, ha scritto Robby Stein, vice president product di Google Search.

L’innovazione di Google Mode AI

La nuova funzionalità sperimentale basata su AI è però qualcosa di ancora ulteriore rispetto alle AI Overviews. Cliccando sulla scheda “Mode AI” sotto alla maschera di ricerca di Google (per i soli abbonati a Google One AI Premium) si ottiene una presentazione strutturata che mescola contenuti, consigli e suggerimenti, arricchita con punti elenco, immagini, link. 

L’idea, a detta dell’azienda, è quella di aiutare le persone a esplorare un certo argomento, a trovare spunti e idee, a prendere decisioni e anche a compiere delle azioni conseguenti (per esempio, approfondire il tema). Alimentata anch’essa da Gemini 2.0, come le AI Overviews, la “modalità AI” di Google funziona particolarmente bene con domande in cui si chiede un confronto tra due o più alternative, che si tratti di attività, prodotti o altro. 

Gli utenti di Google che hanno testato questa funzionalità prima del lancio dicono di aver “particolarmente apprezzato la velocità, la qualità e la freschezza delle risposte”, ha sottolineato Stein. “Ora espanderemo i nostri test con un’esperienza limitata e opzionate in Labs. Questo approccio sperimentale ci aiuta a capire che cosa sia più utile e a migliorare rapidamente attraverso il feedback delle persone più desiderose di provarla”.

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Errori e progressi dell’intelligenza artificiale

L’obiettivo di Google è quello di mostrare risultati basati sull’AI “il più possibile”, ha spiegato il vice president, “ma nei casi in cui non siamo troppo sicuri dell’utilità e della qualità la risposta sarà composta da un insieme di risultati di ricerca WEb. Trattandosi di un prodotto di AI che è in fase iniziale, non sempre ci azzecchiamo”.

Per esempio, ha ammesso Stein, a volte l’intelligenza artificiale potrebbe produrre risposte non oggettive, che rilfettono opinioni personali. Non a caso, quando si esegue una ricerca con l’AI Mode, per prima cosa viene visualizzata una frase disclaimer: “L’AI è sperimentale e potrebbe commettere errori”.

Google continuerà a testare l’AI Mode, facendo tesoro degli errori e dei feeback, e nel frattempo sta già lavorando su “nuove capacità e aggiornamenti, come l’aggiunta di maggiori risposte visuali, con immagini e video, una formattazione più ricca, nuovi modi per ottenere contenuti Web utili, e altro ancora”.

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