Lo sviluppo e il rilascio delle applicazioni sono un tema caldissimo nel contesto di mercati sempre più orientati alla digitalizzazione e alla produzione di app per soddisfare le esigenze dei clienti e anche del personale interno.
Red Hat si è posizionata da tempo su questo fronte con il proprio stack infrastrutturale e la piattaforma OpenShift per la creazione di microservizi e container orchestrati in cluster Kubernetes: “Si tratta di un approccio aggiornato ai tempi, che propone DevSecOps unificato, capacità di osservabilità e monitoraggio, una gestione consistente dei dati”, conferma Michele Cito, Emea head cloud and service providers dell’azienda di proprietà di Ibm. “A questo si aggiunge la possibilità di girare su qualsiasi infrastruttura cloud e una catena di rilascio del software trusted ed end-to-end”.
Alla base di una proposizione condivisa con i principali hyperscaler, c’è una piattaforma xKs di gestione dei container con Kubernetes. “Il motore però non è sufficiente per fornire tutta la completezza necessaria ed è per questo che è stato aggiunto un insieme di servizi nativi”, aggiunge Cito. “Noi offriamo Red Hat OpenShift self-managed, che mette insieme proprio tutti questi servizi di contorno. Tutto questo va però installato e gestito. Per questo sono nati i nostri managed service, appoggiati ai principali cloud provider, ma con piattaforma e amministrazione a nostra cura, con il cliente che si trova così ad acquistare un puro servizio, lasciandogli la possibilità di concentrarsi sull’innovazione, accelerare il time-to-value e ottenere flessibilità ed efficienza operativa”.
Michele Cito, Emea cloud and service providers e Thomas Giudici, Med regional ecosystem leader di Red Hat
Un’applicazione pratica di questo modello arriva da Bp, che ha impiegato OpenShift per modernizzare la propria complessa infrastruttura per velocizzare lo sviluppo applicativo. In particolare, la tecnologia è stata utilizzata per costruire una piattaforma self service nel cloud, che supportasse DevOps e fornisse una pipeline CI/CD (Continuous Integration/Continuous Delivery). Fra i risultati ottenuti, a detta del cliente, oltre a una sicurezza rafforzata e una maggior agilità, si è ridotto notevolmente il tempo di provisioning di un nuovo ambiente, passato da 2.3 settimane e 7 minuti.
Anche in Italia il cloud viene percepito come uno dei principali digital enabler, assieme soprattutto al mobile. Per questo Red Hat ha definito una politica di partnership per i propri servizi gestiti che non passa solo dai grandi hyperscaler, ma include operatori locali, come Aruba e Cineca e anche le Telco, Tim e Fastweb in testa: “I cloud service provider locali rappresentano un peso quasi paragonabile a quello degli hyperscaler”, indica Thomas Giudici, Med Regional Ecosystem Leader di Red Hat. “Vogliamo approfittare di una crescita indicata a 3 digit in questi ultimi anni. Siamo ancora agli albori, ma sappiamo da Idc che, su scala più ampia, il 60% delle acquisterà servizi tramite marketplace degli hyperscaler entro il 2024”.