La campagna degli attivisti europei per la neutralità della Rete sta per chiudersi: alle 14 ora italiana scadrà infatti il termine per firmare la petizione da inviare agli organismi regolatori della Ue affinché decidano di applicare linee guida rigorose sulla normativa che regola la net neutrality, approvata dal Parlamento europeo a ottobre 2015. Per difendere il principio secondo cui la Rete è di tutti e non degli Isp e delle compagnie di telecomunicazione, garantendo quindi un accesso ai servizi uguale a ogni persona, sono scesi in campo nelle ultime ore anche nomi molto noti. Tra i principali c’è sir Tim Berners-Lee, il padre del World Wide Web, il quale ha scritto una lettera insieme a Barbara van Schewick e Larry Lessig, docenti di legge nelle università di Stanford e Harvard.
L’obiettivo di Berners-Lee è premere sugli organismi regolatori per risolvere una serie di criticità ancora presenti nell’impianto legislativo, che potrebbero rappresentare delle “scappatoie” per i fornitori di servizi. “La net neutrality per centinaia di milioni di europei è alla nostra portata”, recita la lettera. “Assicurare questo principio è essenziale per preservare un Internet aperto, che funga da volano per la crescita economica e il progresso sociale”.
L’inventore del Www attacca poi lancia in resta le telco. “Le compagnie di telecomunicazioni (sono a conoscenza delle falle della normativa, ndr) […] e stanno portando avanti dure pratiche di lobby per far sì che i regolatori adottino linee guida più blande, in modo da privilegiare i propri affari a discapito dell’interesse pubblico. Hanno rapporti ai più alti livelli dei governi Ue […] e molti soldi per pagare avvocati ed esperti che scrivano commenti dettagliati (alla legge, ndr)”.

“Guide linee più forti”, continuano Berners-Lee, van Schewick e Lessig, “proteggeranno il futuro della competizione, dell’innovazione e dell’espressività creativa in Europa”, migliorando le capacità del Vecchio Continente di guidare lo sviluppo dell’economia digitale. Tra gli aspetti critici della normativa approvata da Bruxelles, secondo gli attivisti, ci sono il concetto di “doppia velocità”, che garantirebbe ai service provider di offrire “servizi dedicati” a una velocità maggiore rispetto agli altri e quello di “zero-rating”.
In questo caso i fornitori potrebbero invece distribuire certi contenuti, tramite per esempio delle app, che non impattino sul traffico dati mensile a disposizione dell’utente. “Come nel caso delle ‘fast lane’, una strategia zero-rating consente ai carrier di scegliere vincitori e perdenti rendendo alcune applicazioni più seducenti di altre”, si legge ancora nella lettera. “Le bozze di linee guida riconoscono infatti questo principio come dannoso, ma lasciano ai regolatori nazionali le valutazioni caso per caso […] ma questo svantaggia gli utenti, le startup e le piccole aziende che non hanno tempo né risorse per difendersi da pratiche zero-rating discriminatorie nei singoli Paesi”.