11/09/2017 di Redazione

La cordata europea per la tassazione dei colossi del Web

Italia, Francia, Germania e Spagna vogliono portare alla prossima riunione dell’Ecofin una proposta di modifica della normativa comunitaria: non è più sufficiente tassare soltanto i profitti dei giganti hi-tech, meglio puntare direttamente ai ricavi.

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Tassare i ricavi dei colossi hi-tech e non più i profitti. È questa la richiesta congiunta dei ministri delle Finanze di Italia, Francia, Germania e Spagna, contenuta in una lettera che è stata visionata da Reuters. Guidati da Parigi, i quattro Paesi europei stanno cercando di alimentare il dibattito sugli utili delle multinazionali tecnologiche, come Google, Apple e Amazon, che riescono a pagare pochissime tasse grazie a complessi giochi finanziari, spostando la registrazione dei ricavi in Paesi con aliquote molto basse, come l’Irlanda. “Non dovremmo più accettare che queste società facciano affari in Europa e paghino poi tasse irrisorie ai nostri erari”, hanno scritto i quattro ministri (oltre a Pier Carlo Padoan ci sono Bruno Le Maire, Wolfgang Schaeuble e Luis de Guindos) nella lettera indirizzata alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, ruolo ricoperto sino a fine anno dall’Estonia.

Una mossa, quella del quartetto, che anticipa probabilmente uno degli ordini del giorno della prossima riunione Ecofin (il consiglio dei ministri delle Finanze della Ue), che si terrà a Tallinn dal 15 al 16 settembre. Una delle sessioni sarà incentrata sull’economia digitale, ambito su cui l’Estonia sta effettivamente puntando molto, e sulla tassazione di questo settore. L’obiettivo di Italia, Francia, Germania e Spagna è ottenere una cosiddetta “tassa di perequazione” per normalizzare il livello di pressione fiscale equiparandolo a quello applicato alle altre aziende.

Le compagnie dovrebbero così pagare le tasse nei Paesi in cui creano valore, non solo dove effettivamente hanno la residenza fiscale. A guidare la cordata, secondo Reuters, c’è la Francia, che ha voluto premere sull’acceleratore per modificare la normativa in materia dopo aver provato a costringere le filiali locali delle multinazionali tecnologiche e pagare più tasse in patria. A luglio Parigi ha visto sfumare 1,1 miliardi di euro dopo che un tribunale ha dato ragione a Google, sottolineando come Big G abbia il diritto a versare contributi in Irlanda e non in Francia.

 

 

In Italia il duro lavoro della procura milanese ha portato la stessa Google, oltre ad Apple, a concordare il pagamento di diverse centinaia di milioni di euro arretrati. Sono comunque briciole rispetto a quanto le multinazionali statunitensi dovrebbero effettivamente versare. La Commissione Bilancio della Camera parla di circa cinque o sei miliardi di euro, che ogni anno sfuggono dalle maglie del nostro fisco per volare altrove.

La proposta congiunta di Parigi, Roma, Madrid e Berlino, comunque, dovrà mettere d’accordo tutti i membri della Ue. La nuova normativa dovrà infatti essere votata all’unanimità e al momento Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi sembrano essere contrari, in quanto offrono ai colossi del Web generosi sconti fiscali per favorire i loro investimenti.

 

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