03/06/2019 di Redazione

La cyber-guerra tra Usa e Cina è un’opportunità per l’Europa

In mezzo alla nuova guerra fredda tecnologica ed economica in cui si scontrano le due superpotenze, il Vecchio Continente potrebbe ritagliarsi un ruolo di primo piano. Ne parla uno studio di Klecha & Co.

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La “cortina di ferro” degli Anni Venti del Terzo Millennio non si declina in confini territoriali ma immateriali: ci sono le tecnologie di nuova generazione al centro delle crescenti tensioni tra le due superpotenze mondiali, Stati Uniti e Cina. Quali gli scenari futuri, anche alla luce del recente scontro Google-Huawei sulla licenza Android? E quale sarà, tra i due litiganti, il ruolo del terzo player internazionale, l’Europa, a oggi svantaggiata in questa “guerra digitale”? L’evoluzione e le possibili implicazioni a livello globale dello scontro tra i due giganti dell’economia mondiale sono i temi affrontati dal report “Toward a Tech-Driven Cold War”, realizzato da Klecha & Co. in collaborazione con Rosa & Roubini Associates. Fondata nel 2009 e presente sulle piazze di Milano, New York e Londra, Klecha & Co. è un banca d’investimenti privata internazionale specializzata nell’assistenza e consulenza finanziaria per aziende dei comparti IT, software e IoT, con all’attivo una cinquantina di operazioni, tra fusioni, acquisizioni e capital raising.

 

La “nuova guerra fredda” tra Cina e Stati Uniti non è solo commerciale, legata all’introduzione di dazi all’importazione di merci nei due Paesi, ma è soprattutto guerra invisibile, destinata a sconvolgere la supply-chain globale portando a una deglobalizzazione polarizzata.

 

Il “conflitto invisibile” si gioca nel campo delle nuove tecnologie. Come sottolinea il report, da un lato la Cina, con il suo piano di sviluppo “Made in China 2025”, intende diventare la prima potenza economica a livello mondiale nei dieci principali comparti hi-tech (tra cui robotica, aerospazio, AI, veicoli senza conducente, biotech), e acquisire il ruolo di leader nel campo dell’intelligenza artificiale entro il 2030, guadagnando una fetta di mercato del valore di 150 miliardi di dollari, grazie all’utilizzo della tecnologia 5G, che consentirà comunicazioni ultrarapide e ad alto rendimento, e diventerà quindi il carburante delle città “intelligenti” e delle economie del futuro.

 

Dall’altro, gli Stati Uniti non intendono perdere terreno rispetto al competitor cinese che, nell’ambito dei sistemi di pagamento e dei servizi fintech, sembra averli già surclassati offrendo soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Gli Usa puntano dunque a limitare gli investimenti cinesi in settori strategici dell’industria americana e al tempo stesso a implementare il Piano nazionale di ricerca e sviluppo sull’AI e il suo impatto su settori come telecomunicazioni, healthcare, difesa, e altri.

 

(Infografica: "Toward a Tech-Driven Cold-War", Klecha & Co e Rosa & Roubini Associates)

 

 

“In questo contesto, l’Europa può ritagliarsi un ruolo di primo piano”, commenta Stephane Klecha, fondatore di Klecha & Co. “Sul fronte degli investimenti, le società tecnologiche europee, in quanto soggetto neutro, beneficeranno di un influsso di capitali significativo e potranno dunque trarre un forte vantaggio da questa deglobalizzazione polarizzata. In parallelo le disposizioni della Commissione Europea, contribuisce ulteriormente alla crescita del settore in Europa sia in termini di investimenti diretti (si veda il piano AI 2018-2020) sia in termini regolatori, che rappresentano una protezione per gli operatori locali e de facto generano nuovi standard internazionali”.

 

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