30/12/2015 di Redazione

Musica “rubata” su Spotify, class action da 150 milioni di dollari

Il frontman del gruppo californiano Camper Van Beethoven accusa il servizio di streaming musicale del mancato pagamento di royalties per 150 milioni di dollari. La class action, despositata in un tribunale di Los Angeles, potrebbe concludersi con un patte

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Un tempo erano i Metallica contro Napster, nella famigerata azione legale dei primi anni Duemila, oggi sono i Camper Van Beethoven  contro Spotify. Il popolare servizio di streaming musicale rischia di dover pagare un risarcimento da 150 milioni di dollari, come richiesto da una class action presentata a un tribunale di Los Angeles da David Lowery, cantante del gruppo californiano Camper Van Beethoven (band di San Francisco attiva fin dagli anni Ottanta, che mescola influenze pop, ska e rock) nonché docente di Economia titolare di una cattedra all’Università della Georgia.


L’accusa a Spotify è quella di aver reso disponibili nel suo catalogo canzoni di diversi artisti, senza possedere le necessarie autorizzazioni e senza pagare i dovuti diritti d’autore, e di averlo fatto volontariamente e consapevolmente. A detta di Lowery, l’azienda svedese dispone di un ricco fondo da destinare ai risarcimenti (compreso fra i 17 e i 25 milioni di dollari, riporta Billboard), ma non avrebbe mai attinto a questo tesoretto.


Invece che negare l’accusa, Spotify ha accettato di verificare, caso per caso, le presunte violazioni di diritto d’autore e di “pagare il prima possibile” le royalties non corrisposte. Royalties che, sottolinea l’azienda, rappresentano “una frazione dell’1%” rispetto a quelle regolarmente pagate.

 

 


Spotify, oggi un servizio da 75 milioni di utenti, non è nuovo alle contestazioni e ai problemi legali. Accanto ai casi di artisti che hanno rifiutato di prestare le loro canzoni alla piattaforma (ricordiamo Adele e, in Italia, Vasco Rossi e Ligabue), è da ricordare la causa in coso con la National Music Publishers Association, l’equivalente nordamericano della Siae, con cui Spotify sta già collaborando per trovare un accordo e definire un risarcimento per violato copyright evitando il tribunale. D’altra parte, un paio di settimane fa, l’azienda si era difesa spiegando le difficoltà di orientarsi in un settore complesso come quello dei diritti di utilizzo della musica e sottolineando di aver già pagato, dal suo esordio nel 2008, qualcosa come 3 miliardi di dollari di royalties.

 

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