12/08/2019 di Redazione

Amd sogna in grande con gli Epyc Rome, minaccerà Intel?

L’azienda guidata da Lisa Su guadagna posto nei data center di Microsoft, Google e Twitter, clienti di spicco dei nuovi processori Epyc di seconda generazione. Si punta sempre di più sul mercato dei data center.

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Nel futuro dei data center ci sarà sempre più spazio per i chip di Amd e sempre meno per quelli di Intel? La società guidata da Lisa Su, la Ceo arrivata nel 2014 per risollevare i conti già in crisi da un paio di anni, ha questa ambizione. Dall’insediamento del nuovo amministratore delegato, calo di vendite dei Pc che la stava costringendo a tagliare produzione e forza lavoro è stato bilanciato con una strategia più focalizzata sui chip destinati ai server dei data center, e i frutti si sono visti. Come sottolineato da Su la settimana scorsa, nell’evento di lancio di nuovo processori Epyc di seconda generazione (Epyc Rome), in cinque anni sono stati fatti solidi progressi.

 

Google, già cliente di Amd da una decina di anni, è la prima grande società di data center hyperscale ad adottare la nuova piattaforma. “Le sue scalabili capacità di calcolo, la memoria e le prestazioni di I/O aumenteranno la nostra abilità nel portare innovazione alla nostra infrastruttura, e daranno ai clienti di Google Cloud la felssibilità di scegliere la migliore macchina virtuale per i propri carichi di lavoro”, ha dichiarato Bart Sano, vice president of engineering di Google. 

 

Altro cliente di pregio è Twitter, che adotterà gli Epyc Rome nella propria infrastruttura entro la fine dell’anno. “Usando il processore Amd Apyr 7702”, ha spiegato la senior director of engineering Jennifer Fraser, “possiamo far scalare i nostri cluster di calcolo avendo più core in meno spazio e con minor utilizzo di energia, il che si traduce per Twitter in un Tco inferiore del 25%”. Si sono pubblicamente impegnate ad adottare gli Epyc Rome anche Microsoft (in macchine virtuali general purpose di Azure), Hpe (su server della linea ProLiant), Dell (su server di prossima disponibilità), Lenovo (sui nuovi  server ThinkSystem, appena presentati).

 

Con queste premesse e con le loro caratteristiche tecniche, gli Epyc Rome sfidano apertamente i processori della linea Xeon di Intel, quelli destinati ai carichi di lavoro più impegnativi. Amd descrive i nuovi Epyc come “progettati per i workload moderni” delle applicazioni aziendali, degli ambienti virtualizzati, del cloud e del supercalcolo (high performance computing). Stando alle dichiarazioni del produttore, “rispetto alla concorrenza” questi chip garantiscono prestazioni migliori fino all’83% per le applicazioni Java e livelli di performance da “record mondiale” per gli analytics in tempo reale eseguiti su Hadoop. Inoltre, sempre a detta di Amd, un test comparativo fra l’Intel Xeon 6242 e l’Epyc 7702 P ha dimostrato che con il secondo si può ridurre il total cost of ownership fino al 50% su numerosi workload. Non mancano caratteristiche di sicurezza avanzate, come la crittografia avanzata e un sottosistema in silicio integrato nel processore.

 

Il modello di punta della nuova gamma è l’Epyc 7742, un processore che può vantare ben 64 core di calcolo, frequenza operativa di 2,25 GHz, 256 MB di memoria chache e un’efficienza energetica quantificabile in 225 Tdp (thermal design power). Per il top di gamma, negli Stati Uniti il prezzo di partenza si aggira intorno ai settemila dollari (6.950 dollari), mentre all’estremo opposto il processore più economico, il modello a otto core 7232P, costa 450 dollari.

 

Intel è attualmente ancora il primo fornitore di chip per data center al mondo. Ma il mercato è in crescita, sulla spinta del cloud e delle sempre maggiori esigenze di calcolo, ed è ricco di opportunità per tutti. Secondo le stime di Allied Market Research, il giro d’affari arriverà a superare i 15,6 miliardi di dollari nel 2025, cioè più del doppio dei 7,7 miliardi di dollari di valore del 2017.

 

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