Benjamin Jolivet, dal canale alla guida di Nutanix Italia
Il manager, ex di Citrix e nell’ultimo anno direttore delle vendite di canale di Nutanix in Sud Europa, è stato scelto per il ruolo di country manager sul mercato italiano.
Pubblicato il 17 gennaio 2023 da Redazione

Cambio della guardia per Nutanix in Italia: Benjamin Jolivet è stato nominato country manager, dopo meno di un anno dal suo ingresso in azienda. Nel febbraio del 2022 Jolivet aveva lasciato Citrix per approdare a Nutanix con l’incarico di direttore delle vendite di canale per il Sud Europa, ruolo che continuerà a ricoprire fino al subentro di un successore. La sua nomina è forse anche il segno dell’importanza che ha, per Nutanix, l’ecosistema dei partner Ict e di quanto le strategie di canale si intreccino con i più ampi obiettivi di mercato che l’azienda si è posta.
Jolivet vanta un’esperienza di oltre 15 anni in incarichi internazionali relativi alle vendite e al canale. Laureato in Diritto commerciale internazionale all’Università Sorbona di Parigi, in seguito ha studiato all’Università del Kent e ha conseguito un Master in Business Administration alla Essec Business School. La sua carriera ha preso il largo con Citrix, azienda in cui ha lavorato per più di 15 anni con incarichi di crescente responsabilità, fino a quello di direttore della trasformazione per il canale nella regione Emea.
Intanto Nutanix è un’azienda sempre più appetibile agli occhi di potenziali acquirenti: è circolata recentemente, a partire da Bloomberg, un’indiscrezione secondo cui Hpe sarebbe interessata ad acquisirla. D’altra parte la complementarietà delle due offerte (hardware infrastrutturale e servizi cloud, da un lato, software per l’iperconvegenza dall’altro) suggerisce che si tratterebbe di un buon matrimonio.
Parallelamente, è stato chiuso da mesi ma è ancora al vaglio dell’antitrust europeo e di quello britannico l’accordo che porterebbe Broadcom ad acquisire Vmware. Così come con l’acquisto (ipotetico) di Nutanix da parte di Hpe, si creerebbe un asse d’offerta hardware-software di iperconvergenza e altre tecnologie per i data center, con particolare focalizzazione sul cloud ibrido. Ma in tutti i due casi è plausibile, sia per ragioni di antitrust sia di convenienza commerciale, che i software restino hardware-agnostici e continuino a funzionare allo stesso modo sulle macchine di diversi produttori, da Hpe, a Dell, a Lenovo.
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