22/01/2021 di Redazione

Brusco ritorno a terra per le mongolfiere di Loon (Alphabet)

La società del gruppo Alphabet cessa le proprie attività e il sogno di una connettività Internet in banda larga basata su palloni aerostatici. Il progetto era nato nel 2013.

Le mongolfiere di Loon smetteranno di volare: Alphabet, la holding proprietaria di Google, ha deciso di metter fine al sogno di una connettività Internet in banda larga, anche da mobile, basata su palloni aerostatici, che avrebbero messo fine al digital divide su scala planetaria. Nato nove anni fa come progetto, con i primi esperimenti condotti in Nuova Zelanda, Loon nel 2018 si era trasformato in una vera e propria società, e lo stesso era accaduto per i droni di Wing. 

Ora è il momento di dire addio a quel sogno, evidentemente non realizzabile. Come amaramente ammesso dal Ceo di Loon, Alastair Westgarth, “Abbiamo parlato tanto del poter connettere il prossimo miliardo di utenti, ma la verità è che Loon ha inseguito quello che è il più grande problema relativo alla connettività: l’ultimo miliardo di utenti. Le comunità di aree troppo difficili o remote da raggiungere, o le aree in cui il servizio di consegna delle tecnologie esistenti è semplicemente troppo costoso per la gente comune”.

Vodafone, Telstra e Telefonica erano stati alcuni tra i primi operatori di telecomunicazione coinvolti nell’iniziativa. L’anno scorso la società aveva ottenuto in Kenya l’ok del governo per il lancio della prima offerta commerciale basata su Loon. 

(Foto: Loon)

 

Tra i successi tecnologici raggiunti, i ricercatori e i progettisti Loon possono vantarsi di essere riusciti a tenere in volo i palloni aerostatici per centinaia di giorni nella stratosfera, e di aver messo in piedi una supply chain per un settore di attività totalmente nuovo. Partendo dai primi prototipi, si è arrivati a realizzare sistemi in grado di garantire una copertura Internet di oltre undicimila chilometri quadrati (duecento volte più ampia di quella di una cella di rete cellulare). Grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale applicati al controllo dei palloni in orbita, la società di Alphabet era anche riuscita a ottimizzare le flotte, cioè a impiegare un minor numero di aeromobili a parità di copertura di rete.

Negli anni il progetto aveva, sì, trovato alcuni partner desiderosi di collaborare (nonché l’appoggio di governi locali e del settore dell’aviazione) ma in definitiva non è stato possibile abbassare i costi al punto di prospettare un modello di business sostenibile nel lungo periodo. “Sviluppare una tecnologia radicalmente nuova è intrinsecamente rischioso”, si è giustificato Westgarth.

 

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