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Cloud e on-premise: una convivenza felice, parola di Oracle

Nelle aziende c’è ancora spazio per i sistemi ingegnerizzati, soprattutto destinate ad applicazioni e dati “core”. Lo testimonia la crescita in Europa e in Italia della famiglia Exadata di Oracle.

Pubblicato il 30 gennaio 2020 da Emilio Mango

Secondo alcune ricerche, dopo le prime e concitate fasi della corsa al cloud, ad oggi meno del 40% dei carichi di lavoro a livello mondiale è stato trasferiti sulla nuvola, mentre la  maggior parte “giace” ancora nelle architetture on-premise, nonostante le aziende siano sempre attente a cogliere le nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Osservatore non imparziale ma molto ferrato in materia è Filippo Fabbri, systems country leader di Oracle Italia, che abbiamo incontrato per fare il punto sulle tecnologie Exadata, vale a dire i sistemi ingegnerizzati della società di Redwood.

 

Come procedono le vendite di hardware?

 

In controtendenza rispetto all’orientamento generale, il business di Oracle per il segmento hardware in Emea è cresciuto sia nel secondo quadrimestre sia nella prima metà dell’anno fiscale. L’Italia ha dato il suo contributo a questa crescita, facendo registrare un incremento del 13% rispetto al periodo precedente. A livello di prodotto, Exadata pesa per l’80% del fatturato mentre server e storage generano il restante 20%.

 

Come mai questo ritorno di fiamma in Italia per i sistemi ingegnerizzati? 

 

In realtà la fiamma non si è mai spenta. È un dato di fatto che le aziende guardino al cloud e che anche quelle che non lo hanno ancora provato si stiano predisponendo a utilizzarlo. I tempi e i modi però variano, soprattutto a seconda del tipo di segmento a cui appartiene l’impresa. Pensiamo al mondo bancario, che ha sempre mostrato una certa ritrosia verso il cloud.

 

Perché ritrosia?

 

C’è ancora, per molti versi giustamente, una grande attenzione alla custodia dei dati. I passi verso il cloud vengono quindi fatti con la giusta cautela, soprattutto per i carichi di lavoro “core”. Anche le grandi aziende nazionali che hanno realizzati progetti enormi sul cloud hanno però mantenuto “in casa” la parte più strategica del loro sistema informativo.

 

Filippo Fabbri, systems country leader di Oracle Italia

 

Quindi c’è ancora spazio per i sistemi ingegnerizzati?

 

Consideriamo che la spesa per l’IT delle aziende italiane da qui al 2023 sarà “flat”, con un valore intorno ai 30 miliardi di euro. Ovviamente la tendenza vede l’aumento del mercato cloud e la riduzione dell’on-premise, ma all’interno di questo macro trend c’è spazio di crescita per alcune architetture particolarmente efficienti.

 

Ed Exadata è una di queste?

 

Exadata è basata su tecnologie x86 ma ha prestazioni molto diverse dalle altre architetture che hanno la stessa “radice”, di un ordine di grandezza superiore rispetto alle macchine general-purpose. Poi non dimentichiamo che la quota di Oracle nel mercato dei database è maggiore del 40% e che il nostro prodotto gira molto meglio sulle macchine appositamente 

ingegnerizzate. In ogni caso noi non ci identifichiamo con l’on-premise, ma offriamo diversi “flavour”: on-premise su Exadata, in cloud (Exadata services come Public Cloud e Autonomous Database) oppure la nota formula Cloud at Customer (rinominata Exadata Cloud at Customer).

 
 
Tag: mercati, interviste, oracle, tendenze, sistemi ingegnerizzati, hardware, Exadata Cloud Machine

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