• IL NOSTRO NETWORK:
  • The Innovation Group
  • Technopolis
  • ictBusiness.it
logo
logo
  • News
  • Focus
  • Eccellenze.it
  • Strategie di Canale
  • Ti trovi in:
  • Home Page
  • Focus

Come avvicinarsi al DevOps, tra falsi miti e vantaggi reali

Non un insieme di tecnologie, ma un diverso approccio, un metodo e una cultura. Mirko Gubian, Global Demand Senior Manager di Axiante, fa chiarezza sul DevOps, su come adottarlo e su quali vantaggi si possono ottenere.

Pubblicato il 02 febbraio 2023 da Redazione

Di DevOps si parla da anni, ma esiste ancora confusione intorno al significato di questa sigla (che rappresenta il connubio tra development e operations) e a ciò che comporta per le aziende che l’adottano. Tra dubbi e false certezze, il DevOps deve ancora affermarsi pienamente sul mercato e per una adozione consapevole e di successo potrebbe essere opportuno l’ingaggio di un mediatore, un system integrator, un consulente tecnologico. Ne abbiamo parlato con Mirko Gubian, Global Demand Senior Manager di Axiante, società che ama definirsi come “Business Innovator Integrator” al fianco delle aziende clienti.

Intorno al concetto di DevOps esistono ancora dei dubbi o preconcetti? 

La prima cosa che facciamo parlando di DevOps  è rimuovere un mito. Spesso si pensa che siano concetti o tecnologie a uso e consumo e a vantaggio solo di chi mette le mani nel codice e programma, ma non è così. Il DevOps non è una tecnologia, non è un insieme di tool specifici e non rappresenta solo un vantaggio per gli sviluppatori o per il team informatico: al contrario, è una cultura, è un processo, e porta vantaggi all’intera azienda. Nelle aziende non sono gli sviluppatori a decidere quali nuove funzionalità inserire in un’applicazione, solitamente sono i manager Line of Business a chiedere che vengano rese disponibili determinate funzionalità o modifiche. E con il DevOps tutto questo si può gestire meglio.

Quali sono i principali vantaggi?

Il vantaggio fondamentale è la flessibilità, e si tratta di una flessibilità di cui beneficia l’azienda, il business, e non il team degli sviluppatori. Il DevOps permette di accorciare il time-to-market, di tagliare i tempi dal momento in cui una nuova applicazione (o una funzionalità interna all’applicazione esistente) viene richiesta a quando viene sviluppata, testata e poi messa in produzione. Il DevOps quindi è un abilitatore, perché consente di modernizzare un’applicazione in tempi rapidi e con maggiore agilità, e dunque di reagire più rapidamente alle esigenze del mercato. Ci sono poi anche dei benefici economici, perché modernizzare un’applicazione riduce il Total Cost of Ownership dell’applicazione stessa ed evita alle aziende di dover spendere soldi per la manutenzione di tecnologie obsolete.

E la sicurezza?

Questo è un punto fondamentale, tant’è che se sarebbe più corretto parlare di DevSecOps, incorporando anche l’elemento della security, anche se la sigla DevOps è quella che si è affermata nel lessico dei vendor e delle aziende. Terminologia a parte, il modo in cui la sicurezza è integrata nel ciclo di sviluppo è totalmente cambiato. Nell’approccio tradizionale si parte dalla scrittura del codice, poi si crea un ambiente integrato per il testing e successivamente l’applicazione viene spostata in un ambiente di quality assurance e infine messa in produzione. Le verifiche di sicurezza arrivano alla fine.


Nel DevOps (o DevSecOps), al contrario, ogni volta che uno sviluppatore apporta una modifica e la inserisce nel  repository del codice, automaticamente essa viene testata nel flusso di lavoro. Lo sviluppatore può sapere immediatamente se tale modifica si integra con il codice progresso o se ha creato dei problemi. Inoltre nel DevOps i test eseguiti misurano non solo le performance ma anche la sicurezza. In sintesi, quelle che prima erano fasi distinte e sequenziali ora avvengono ogni volta che viene apportata una modifica di codice.

 

Mirko Gubian, global demand senior manager di Axiante

 

Come ci si avvicina al DevOps? Da dove si parte?

Innanzitutto bisogna ricordarsi che non stiamo parlando solo di tecnologia. Il primo passo non è decidere quali tool usare. Il primo passo è mettere allo stesso tavolo i team di sviluppo e di operations, cioè il personale deputato allo sviluppo delle applicazioni e coloro che si occupano della gestione. Storicamente questi due ruoli sono stati misurati in maniera diversa: dal team di sviluppo ci si aspettava efficienza e velocità, mentre alle operations si chiedeva che le applicazioni funzionassero in modo continuativo, senza problemi di sicurezza o interruzioni. Dunque è importante spiegare alle aziende che bisogna lavorare con un solo team e misurarlo con parametri unici.

Una volta messi allo stesso tavolo diversi punti di vista e funzioni, bisogna definire il processo da seguire, la pipe, i criteri di sviluppo, test, quality assurance. Solo dopo si possono scegliere i tool tecnologici da usare.

Quindi, per un’azienda che si approccia per la prima volta al DevOps, è bene investire innanzitutto sulle persone, sulla cultura del personale e sulla formazione dei team che rompono le barriere dipartimentali tra Dev e Ops. È importante che i team non vedano il DevOpS come un’imposizione ma come un vantaggio. C’è poi da fare un investimento sul disegno delle applicazioni. Di contro, il costo effettivo di realizzazione delle iniziative DevOps è molto contenuto (anche per la disponibilità di molti strumenti open-source) a fronte di ritorni sull’investimento notevoli.  Mediamente, in sei mesi un’azienda può partire da zero e arrivare ad avere un processo DevOps funzionante. Se però l’azienda è agile o di medie dimensioni allora possono bastare anche due o tre mesi.

Come aiutate le aziende clienti a trarre vantaggio dal DevOps?

Innanzitutto cerchiamo di supportarle con la giusta formazione, sia culturale sia tecnica. Sul primo aspetto, abbiamo alle spalle la nostra stessa esperienza di passaggio al DevOps e cerchiamo di portarla anche ai nostri clienti. Inoltre i nostri tecnici, una volta definito il processo, possono individuare con i tecnici dell’azienda l'infrastruttura informatica e gli strumenti da utilizzare, e possono offrire formazione e affiancamento tecnico. In effetti in Axiante spendiamo molto tempo a formare i nostri clienti, perché riteniamo sia giusto lasciare alle aziende il controllo sulle proprie iniziative di trasformazione tecnologica.


Spesso molti clienti hanno paura a buttarsi in queste iniziative perché temono di dipendere poi dal fornitore che realizza il progetto, dai suoi tempi e dalle richieste. La pensiamo diversamente: se si vuole essere promotori di cambiamento allora bisogna lasciare il controllo a chi quel cambiamento deve realizzarlo. Ciò significa formare il cliente e renderlo più indipendente. Questo non ci spaventa, ma anzi è utile al cambiamento e ci dà anche l’opportunità di instaurare un rapporto diverso e di lunga durata con il cliente, che ci percepisce come un partner per la trasformazione.

 

Tag: sviluppo, devops, branded content, Axiante, system integration

SVILUPPO

  • Meta presenta Code Llama, l’AI generativa per i programmatori
  • Explore 2023 mostra una VMware indipendente e omnitecnologica
  • Palo Alto scova le vulnerabilità nelle applicazioni cloud-native
  • Tra public e on prem, il cloud di Microsoft abilita l’app modernization
  • L’Ai generativa si radica negli sviluppi di Red Hat

FOCUS

  • Gestione delle provvigioni, un mercato in crescita per Man-Agent
  • Contro i rischi dell'AI generativa serve l'AI (e una strategia)
  • Tecnologie e opportunità da cogliere per la scuola digitale
  • Cloud: pianificare il passaggio per gestire i costi e i rischi
  • E-commerce B2B, specchio di una digitalizzazione al rilento
Seguici:
IctBroadcast

Tweets by ictBusinessIT

Top news
  • Più lette
  • Ultime pubblicate
Calcolo quantistico, crescono le competenze ma le startup rallentano
Explore 2023 mostra una VMware indipendente e omnitecnologica
Per Ibm il “tempo” è cambiato, addio alle previsioni meteo
Ransomware, impennata di attacchi verso le aziende europee
Google potenzia controlli Zero Trust e crittografia in Workspace
Tecnologie per le reti cellulari, mercato in calo ma Huawei regge
Nvidia festeggia i risultati record nella “nuova era del computing”
Oracle Compute Cloud@Customer si adatta ai piccoli progetti
Suse, un delisting per (ri)provare ad attaccare Red Hat
Data center più flessibili con il flash "distribuito" Western Digital
Reti SD-Wan più facili e accessibili con i servizi di Fortinet
I dispositivi rugged alleati nella ricerca di persone scomparse
Cisco e Nutanix insieme per un cloud ibrido più semplice
Google rilancia sull’AI, tra servizi cloud, strumenti e assistenti virtuali
Reti mobili, Huawei ed Ericsson si accordano sui brevetti
Kyndryl sceglie le tecnologie Cisco per nuovi servizi di cybersecurity
Confartigianato: l’AI impatta su 8,4 milioni di lavoratori in Italia
Il public cloud traina il mercato e farà il botto entro il 2027
Vendite sotto ai livelli del 2022 ma in chiara ripresa per Dell
Meta presenta Code Llama, l’AI generativa per i programmatori
28 miliardi di dollari per Splunk, riecco la Cisco razziatrice
AI generativa e Llm entrano nella piattaforma di ServiceNow
Il ruolo di field Ciso Emea di Rubrik va a Richard Cassidy
Con Dall-E 3, le immagini sintetiche si creano in ChatGPT
L’intelligenza artificiale nell’edge è anche in forma di servizio
Analytics alternativi a Google: Piwik Pro presenta l’offerta
Infinidat raddoppia la capacità e porta l’all-flash negli array ibridi
FinOps, cresce la richieste di competenze per gestire i costi del cloud
Con Bionic, CrowdStrike unifica la protezione del cloud
Semiconduttori, il piano di battaglia di Intel e le contromosse cinesi
Chi siamo
Contatti
Privacy
Informativa Cookie
News
Focus
Eccellenze.it
Strategie di canale
The Innovation Group
Technopolis
indigo logo tig logo
© 2023 The Innovation Group, via Palermo 5, 20121 Milano | P.IVA 06750900968