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Come si comportano i big della rete di fronte alla pandemia?

Zoom, Netflix, Dropbox ed Equinix si confrontano sugli strumenti e le modalità per mantenere alta la qualità dei servizi erogati di fronte a un traffico molto superiore alle abituali medie.

Pubblicato il 09 aprile 2020 da Roberto Bonino

La pandemia di Covid-19 ha portato una gran parte dell'umanità a trasformare la propria routine quotidiana. Uffici e scuole sono chiusi, le strade sono vuote e la maggior parte delle persone sta provando a sostituire le normali attività con alternative basate su Internet. Il traffico sulla rete è cambiato forse in modo irreversibile. In Italia, il Mix (Milan Internet eXchange) ha superato per la prima volta la soglia del Tbps il 10 marzo scorso, primo giorno del lockdown totale del Paese, per poi rimanere sopra questo livello anche nei giorni successivi, soprattutto grazie al traffico in uscita.

Molto sollecitate sono tuttora le piattaforme cloud di erogazione di servizi, che siano usate per lo smart working, la didattica a distanza, i social media o l'intrattenimento forzatamente domestico. Alcune fra le più note, ovvero Zoom, Dropbox e Netflix, accanto al fornitore di interconnessioni Equinix, si sono confrontate in un evento virtuale organizzato dal produttore di tool di monitoraggio di rete Kentik, per confrontarsi sul mutamento di scenario in corso.

Innanzitutto va detto che, così come l'Internet italiana ha tutto sommato retto l'urto del repentino cambiamento, altrettanto è accaduto per le infrastrutture tecniche dei service provider globali. Naturalmente, quello che gli utenti non vedono è il lavoro che c'è in background per fare in modo che tutto funzioni e che gli inevitabili momenti di caduta siano percepiti il meno possibile.

Il team diretto da Alex Guerrero, senior manager dell'area Saas di Zoom, si è focalizzato soprattutto sul potenziamento della banda sulle interconnessioni esistenti, ma anche collegandosi con un numero maggiore di carrier e Isp: "Il nostro obiettivo è avvicinarci il più possibile ai clienti", ha specificato Guerrero. "Per tradizione, ci teniamo un cuscinetto pari al 50% di capacità aggiuntiva rispetto ai picchi di massimo utilizzo e anche in questo periodo ci siamo impegnati per mantenere quest'area di sicurezza". Zoom è tra le applicazioni protagoniste di un vero boom di download nel mese di marzo, cui sono però seguite diverse polemiche su episodi di hackeraggio e impostazioni di crittografia non del tutto convincenti. Le parole del manager italiano, tuttavia, rassicurano in merito alla volontà di mettere in primo piano la sicurezza.

 

 

Infrastrutture diverse, ma risultati simili
Zoom dispone oggi di 19 data center nel mondo, ciascuno connesso al punto di scambio più importante presente in ogni area. In questa fase, l'azienda si sta accordando anche con il secondo e anche il terzo punto di scambio per avvicinarsi maggiormente alla clientela. Di norma, per l'infrastruttura di elaborazione, viene utilizzata una combinazione di potenza ricavata dai data center di proprietà e di cloud pubblico fornito da Aws: "La scalabilità non ha rappresentato un problema per noi fin qui", ha aggiunto Guerrero. "Ci ha aiutati anche il rapporto con Equinix, dato che utilizziamo la loro piattaforma Sdn di interconnessione Cloud Exchange Fabric per aumentare la nostra capacità".

Netflix, invece, si appoggia in gran parte ad Aws per i propri servizi, pur avendo una piattaforma complessivamente ibrida, poiché utilizza anche una propria Content delivery network. La necessità di aumentare la capacità di quest'ultima ha generato qualche piccolo problema, come ha ammesso Dave Temkin, Vp dell'infrastruttura di reti e sistemi. Tuttavia, l'azienda aveva già pianificato un potenziamento della componente che eroga contenuti agli utenti e non ha sentito l'esigenza di intervenire per cambiare quanto già programmato. 

Ben diverso è il discorso per l'infrastruttura utilizzata per creare contenuti. I siti di produzione sono perlopiù chiusi nel mondo e non si parla solo dei set cinematografici, ma anche della postproduzione, degli effetti visivi e delle animazioni, tutte cose che non si possono fare a casa perché richiedono grandi capacità di elaborazione e di rete. "Abbiamo dovuto cercare soluzioni tecnologiche per ovviare almeno parzialmente al problema", ha spiegato Temkin, "ma senza interferire con le esigenze primarie del periodo, che riguardano il lavoro dei medici e il supporto ai pazienti". La decisione di ridurre la qualità video delle trasmissioni in Europa ha influito non solo sul traffico globale, bensì anche sulla gestione della banda.

 

 

Cambiamenti assorbiti in modo soddisfacente
A differenza di Zoom e Netflix, Dropbox lavora perlopiù con data center di proprietà, dopo essersi spostata da Aws nel 2015. Tuttavia, l'azienda continua a servirsi continua a servirsi del cloud provider per gestire impreviste esigenze di capacità o funzionalità tecnologiche che non avrebbe senso tenersi in casa. Come le due realtà già citate, anche Dropbox ha fatto leva con successo sull'automazione per far fronte alla recente crescita della domanda: "Abbiamo però dovuto gestire il fatto che diversi data center provider nel mondo hanno ridotto il traffico per clienti e vendor nelle loro facilities, per prevenire la diffusione del virus", ha raccontato il senior director of engineering Dzmitry Markovich. Un altro aspetto da considerare è legato alla provenienza del traffico in entrata, meno concentrato in grandi punti di convergenza (università, sedi aziendali e simili) e più distribuito.

Nessuno dei tre manager si è espresso su quanto sia aumentato il traffico sulle rispettive reti aziendali da quando molta più gente lavora da casa. Bill Long, senior Vp del core product management di Equinix, ha però indicato di aver rilevato un incremento dal 10 al 40% del traffico sull'infrastruttura aziendale già a partire da dicembre scorso: "La pandemia è partita in una fase appena successiva alla nostra decisione di fare l'upgrade della rete da link a 10 Gigabit verso quelli nuovi a 100 Gigabit e questo è uno dei motivi per cui adesso possiamo gestire la situazione con relativa tranquillità", ha precisato il manager.

 

Tag: banda larga, web, internet, coronavirus, covid-19, cloud provider

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