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Dal Qubit al chip, il cammino quantistico di Seeqc

Nata negli Usa, ma con una componente italiana di forte peso situata a Napoli, l’azienda sta proponendo un modello innovativo per dare maggior concretezza applicativa alle promesse del quantum computing, fin qui rimaste sulla carta.

Pubblicato il 09 gennaio 2023 da Roberto Bonino

Ormai da diversi anni è stato introdotto il concetto di quantum computing come nuova frontiera del supercalcolo, in grado di cambiare i connotati dell’attuale tecnologia disponibile e portare la capacità delle macchine a livelli finora inimmaginabili. Per ora, tuttavia, le promesse non si sono tradotte in una tecnologia con impatto diretto e misurabile.

Seeqc è una realtà che si propone di cambiare lo scenario e concretizzare ciò che fin qui è apparso un potenziale frenato da limiti tecnici, costi di ricerca e possibilità di industrializzazione. L’azienda, fondata negli Stati Uniti nel 2019, ha iniziato da qualche tempo a costruire computer quantistici che hanno trovato applicazione in contesti applicativi mirati, certamente molto verticalizzati ma capaci di indicare la via per una possibile diffusione più ampia di questa tecnologia: “Abbiamo impostato una strategia che serve a capire come rendere scalabile il quantum computing e come farlo senza trascurare l’efficienza energetica”, ha commentato John Levy, Ceo e cofondatore di Seeqc.

Al cuore delle attività dell’azienda c’è la capacità di produrre in proprio i processori di nuova generazione. Questo deriva dal fatto di essere nata come spin-out di Hypres, realtà che sviluppa e commercializza circuiti integrati a superconduzione ed è a propria volta un’emanazione di Ibm. Da queste radici, ha preso forma un’entità che ha racchiuso nel proprio nome acronimo l’obiettivo del proprio lavoro: Seeqc sta, infatti, per Scalable Energy Efficient Quantum Computing: “Siamo stati i primi a costruire una piattaforma digitale interamente chip-based in campo quantistico”, ha specificato Levy, “e su questo abbiamo iniziato a lavorare con clienti che ci hanno commissionato la realizzazione di quantum computer destinati a risolvere esigenze di particolare complessità. I nostri chip sono basati sulla tecnologia Single Flux Quantum, assai differente da quella Cmos ancora oggi dominante, perché più veloce, meno rumorosa e con consumi energetici inferiori. Questa è la base per arrivare a costruire in breve tempo interi data center quantistici”.

John Levy, Ceo e Marco Atzeo, Eu Lab Manager di Seeqc

L’obiettivo è piuttosto ambizioso, se si pensa che l’architettura Sycamore di Google, fra le più avanzate in quest’ambito, nella versione da 50 Qubit (l’equivalente quantistico dei bit), si presenta assai complessa per dimensione, cavi di collegamento e necessità di raffreddamento. Seeqc, tuttavia, si dice pronta a creare un sistema integrato (con elettronica semiconduttiva classica) e digitale basato su chip Sfq (Single Flux Quantum, appunto), immaginando addirittura costi di produzione che, dagli attuali 10mila dollari richiesti per un Qubit, potrebbero scendere a poche centinaia per questi processori di nuova generazione. Perdipiù, con il controllo completo sulla produzione, grazie alla fonderia di proprietà oggi già operativa negli Usa.

Dopo un iniziale consolidamento della sede principale di New York, Seeqc ha scelto la via dell’espansione attraverso l’Italia e, in particolare, Napoli. La collaborazione con il mondo universitario partenopeo è iniziata ancora prima dello spin-out da Hypres, nel 2017, avendo individuato nelle competenze locali sui superconduttori un’opportunità non comune di sviluppo congiunto. Oggi esiste qui una sede della società, equiparata e intercambiabile con le altre di New York e Londra, all’interno di una struttura di laboratorio realizzata in collaborazione proprio con l’Università Federico II: “Diverse pietre miliari negli sviluppi sono state raggiunte in questo contesto”, ha illustrato Marco Arzeo, Eu Lab Manager di Seeqc. “Abbiamo fatto in Italia la prima misurazione di un Qubit e poi di un gate a due Qubit, mentre ora stiamo lavorando sulla capacità di lettura completamente in digitale e con tempi di latenza minimi”.

Tanto per essere chiari, siamo ancora lontani dalla possibile realizzazione su scala industriale di computer quantistici: “Siamo nella fase in cui abbiamo capito come ridurre potenzialmente grandi sistemi complessi a una serie di chip e questo ci consente di realizzare prodotti dedicati a specifici problemi con i loro algoritmi integrati”, ha ammesso Levy. Il tempo dirà se l’approccio di Seeqc sarà vincente oppure se altri big impegnati sul fronte, come Ibm, Google, Microsoft o intel, saranno in grado di fare scatti in avanti decisivi Intanto, però, l’azienda ha ottenuto finanziamenti a livello governativo, istituzionale e dal mondo della ricerca, nonché suscitato l’interesse di aziende come, ad esempio, Merck per la realizzazione di un quantum computer dedicato alla ricerca farmaceutica. Ed è confortante che, una volta tanto, nella tecnologia avanzata ci sia lo zampino anche dell’Italia.

 
Tag: qubit, quantum computing, Cmos, superconduttori

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