20/03/2018 di Redazione

Facebook travolto dal caso Cambridge Analytica, titolo giù

Le continue rivelazioni sullo scandalo della società britannica di analytics hanno fatto perdere fino al 7% alle azioni del social network. Secondo il New York Times sarebbe pronto a dimettersi il responsabile della sicurezza dei dati dell’azienda, Alex S

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Il mondo costruito da Facebook sta crollando? Dopo quanto emerso con lo scandalo di Cambridge Analytica, società britannica di analisi dei Big Data accusata di aver immagazzinato illegalmente i dati di 50 milioni di utenti del social network per scopi elettorali, la creatura di Menlo Park si trova a vivere quella che è forse la sua crisi più nera dalla sua nascita. Con il passare delle ore, mentre emergevano continuamente nuovi dettagli sulle oscure modalità operative di Cambridge Analytica, il titolo di Facebook cedeva terreno in Borsa, arrivando a perdere quasi il sette per cento e segnando così la peggior prestazione degli ultimi quattro anni. Non solo. Secondo quanto ricostruito dal New York Times, Alex Stamos, responsabile della sicurezza dei dati del social network, ha ormai un piede fuori dalla porta.

La decisione del Ciso non sarebbe però riconducibile a eventuali responsabilità nel caso Cambridge Analytica, ma su disaccordi profondi con il resto del management su come la Facebook avrebbe gestito il problema delle fake news e del Russiagate. Ma è lecito pensare che i riverberi negativi dello scandalo britannico siano appena iniziati. Il pentolone è stato scoperchiato da poche ore e le reazioni indignate di mezzo mondo non si sono fatte attendere.

L’ultima presa di posizione di rilievo è quella della Commissaria alla Giustizia europea Vera Jourova, che è arrivata ieri negli Stati Uniti per incontrare i vertici del social network e rappresentanti di Washington. “Se l’uso per fini politici dei dati degli utenti dovesse trovare conferma ci troveremmo di fronte a un fatto inaccettabile e orripilante”, ha commentato a caldo Jourova.

Al centro della vicenda che ha investito come un uragano Facebook e Cambridge Analytics si trova un’applicazione, chiamata Thisisyourdigitallife, e illustrata dal social network come uno strumento per effettuare ricerche psicologiche a fini accademici, in grado di rivelare dopo una serie di test alcuni lati della personalità degli utenti. Il software, scaricato da oltre 270mila persone, sarebbe però riuscito ad accedere anche alle informazioni di amici e contatti degli utenti che lo installavano, registrando fra le altre cose le pagine seguite, i contenuti a cui veniva messo “mi piace”, la geolocalizzazione e molto altro.

 

 

In questo modo la società di analytics londinese sarebbe riuscita a mettere le mani su un tesoro dal valore inestimabile, sfruttato ad esempio (secondo le prime ricostruzioni) per influenzare l’esito della campagna elettorale statunitense in favore di Donald Trump. Steve Bannon, fino a poco tempo fa uno dei più fidati consiglieri del tycoon, nel 2014 era direttore di Cambridge Analytica, il cui proprietario è il multimiliardario conservatore Robert Mercer.

Ma l’attività di influencing del gruppo britannica avrebbe avuto riverberi anche sulla campagna referendaria per la Brexit e, molto probabilmente, anche su numerose altre elezioni di diversi Paesi del mondo grazie ai servizi e dai dati rivenduti da Cambridge Analytica a governi e partiti politici. Al momento sembrano chiare le responsabilità di Facebook, che sarebbe venuto a conoscenza delle attività illecite dell’applicazione Thisisyourdigitallife già nel 2015, bloccando il prelievo di informazioni senza però avvisare gli utenti.

Ora Marck Zuckerberg dovrà spiegare nei dettagli quanto successo e quanto effettivamente la sua azienda sapesse della vicenda. E, a quanto pare, lo farà di fronte a una commissione d’inchiesta che verrà convocata dalla Camera dei Comuni del Parlamenti britannico. Ed è lecito attendersi reazioni analoghe anche negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.

 

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