24/11/2017 di Redazione

Google chiude la porta in faccia alle fake news russe

Il Ceo di Alphabet, Eric Schmidt, ha spiegato che le notizie pubblicaste da Russia Today e dall’emittente Sputnik, entrambe vicine al Cremlino, verranno deindicizzate. Nel frattempo anche la Cina si imbarca nella battaglia contro le bufale.

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Google va a caccia di fake news. E, per iniziare, dà il benservito ai media russi. Eric Schmidt, Ceo della holding Alphabet, ha spiegato che gli ingegneri dell’azienda sono al lavoro per effettuare il downranking di siti Web che in passato hanno mostrato una certa tendenza alla veicolazione di notizie false. Secondo Schmidt il problema riguarderebbe soprattutto due portali, Russia Today e Sputnik, che verranno quindi a breve penalizzate fortemente dal servizio Google News. Il Ceo del colosso californiano ha spiegato che il compito degli sviluppatori dovrebbe essere abbastanza facile, in quanto gli algoritmi di Big G sono in grado di capire velocemente i pattern amplificati dalle fake news, che solitamente prendono un messaggio ben preciso e lo ingigantiscono a dismisura. Il numero uno del gruppo, parlando a un evento sulla cybersecurity Canada, ha poi aggiunto che l’intenzione non è quella di censurare né bannare i due siti, ma soltanto quella di penalizzare le cosiddette bufale.

È stata quasi immediata la reazione dei media vicini al Cremlino. Secondo la direttrice di Russia Today, Margarita Simonyan, delle revisioni interne condotte da Google tre settimane fa avevano stabilito che il sito “non violava nessuna regola della piattaforma”. Non sarebbe quindi comprensibile, per la giornalista, la decisione di effettuare il downranking del portale. La nuova strategia di Mountain View potrebbe essere letta anche come il tentativo di ripulire la propria immagine dopo l’implicazione nel cosiddetto Russiagate.

Google, così come Facebook e Twitter, è stata chiamata davanti al Senato Usa per rispondere della campagna di disinformazione perpetrata da Mosca durante le presidenziali del 2016. Pur essendo meno coinvolta rispetto al social network di Mark Zuckerberg, Big G è stata criticata soprattutto per i video pubblicati da Russia Today su Youtube, ostili alla candidata democratica Hillary Clinton poi sconfitta da Donald Trump.

È abbastanza palese che il solo downranking non servirà a contrastare in modo efficace la diffusione delle notizie false, considerando anche la potenza di fuoco dimostrata dal Cremlino durante la campagna elettorale Usa. Senza contare che una penalizzazione di questo genere potrebbe essere letta come una censura preventiva, malgrado Schmidt abbia affermato il contrario. Conoscendo la natura del suo governo, si può invece facilmente parlare di censura per la nuova iniziativa annunciata dalla Cina.

Pechino ha infatti inaugurato un nuovo sito, una specie di collettore di segnalazioni che potrà essere utilizzato dai cittadini per riportare fake news e fughe di notizie riguardanti il settore militare del Paese. Il portale, chiamato China Army Network Report Platform, accetterà le informazioni riguardanti contenuti potenzialmente dannosi per l’Esercito Popolare di Liberazione, così come le notifiche sui presunti leak di informazioni classificate.

 

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