16/08/2016 di Redazione

Google dà nuovo colore ai sistemi operativi: in arrivo Fuchsia

Pubblicata su Github una parte del codice di un nuovo ecosistema basato sul kernel non Linux Magenta. Secondo le prime ipotesi Big G potrebbe in futuro far confluire Android e Chrome Os in questo nuovo progetto “universale”, che presenta Dart come linguag

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Android e Chrome Os non bastano più: per dare una risposta concreta al variegato mondo degli oggetti connessi e per provare a conferire uniformità a un mercato composto da dispositivi con caratteristiche differenti, Google starebbe tentando la “terza via”. La notizia è stata rilanciata dalla testata specializzata Android Police e ha poi trovato conferma grazie alla pubblicazione di codice sul repository Github: Big G sta sviluppando un nuovo sistema operativo, ribattezzato al momento Fuchsia, che sarebbe basato su un kernel non Linux chiamato Magenta. Il nucleo dell’ecosistema deriverebbe quindi da un altro progetto, Littlekernel, creato anche per essere utilizzato nei sistemi embedded. Ed è stata proprio questa peculiarità a scatenare le ipotesi più disparate, che stanno continuando a rimbalzare in queste ore sul Web.

La presenza di un kernel sviluppato anche per gli oggetti dell’Internet delle cose (ma non solo, in quanto ben si adatterebbe anche all’utilizzo negli smartphone e nei computer) ha portato alcuni osservatori a porsi una domanda: e se Google stesse pensando di “fondere” Android e Chrome Os in una piattaforma unica, adatta praticamente a tutti i casi d’uso?

Un’idea che, se confermata, rappresenterebbe una rivoluzione. Ma, al momento, di conferme non ce ne sono. Gli unici punti fermi, oltre al kernel Magenta, sono la presenza del linguaggio di programmazione Dart, realizzato da Google per scrivere applicazioni di peso come Adwords, e il framework Flutter (sempre made in Mountain View) per la creazione dell’interfaccia utente con componenti Material Design. Inoltre, Fuchsia supporta le Cpu Arm a 32 e a 64 bit e sarà presto disponibile per le Raspberry Pi 3.

Ad avvalorare la tesi dei sistemi embedded contribuiscono inoltre i nomi dei due sviluppatori citati nel progetto attualmente disponibile su Github: Christopher Anderson e Brian Swetland, i quali sono noti per essere esperti di queste piattaforme hardware. Anderson, inoltre, ha contribuito ai progetti Android Tv e all’ormai abbandonato lettore Nexus Q. Ma non è affatto detto che Fuchsia potrà trovare posto in sistemi in circolazione oggi.

 

Per Google il fucsia è il "new black"

 

È possibile che il nuovo sistema operativo, se mai vedrà effettivamente la luce, possa servire come base per sviluppare altre componenti software, oppure per l’installazione in particolari prodotti hardware come il router Onhub e il dispositivo per la domotica Google Home. Se così fosse, Android e Chrome Os continuerebbero a vivere come sistemi operativi distinti, ma potrebbero forse beneficiare in futuro di un kernel non più basato su Linux. Le speculazioni, nel frattempo, proseguono: chi avrà ragione?

 

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