14/09/2015 di Redazione

Google e Twitter vogliono competere con Facebook su news e contenuti

Secondo il sito Re/Code, Big G e il sito di microblogging avrebbero avviato un progetto aperto ad altri player per studiare un’alternativa open a Instant Articles, lo strumento del social network blu per la lettura online delle notizie. Un modo per attrar

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Dopo averne studiato le mosse per diverse settimane, i big del mondo It hanno spostato i pezzi per provare a fare scacco al re. Secondo quanto riportato dal sito Re/Code, Google e Twitter avrebbero lanciato un progetto aperto per facilitare la lettura delle news sulle proprie piattaforme, sfidando così quanto proposto da Facebook (in questo caso il re sulla scacchiera) con Instant Articles, strumento con cui il social network blu è temporaneamente riuscito a “piegare” gli editori. Un tool che velocizza la lettura delle notizie pubblicate online dalle maggiori testate d’informazione mondiali, permettendo agli utenti di aprire i contenuti senza abbandonare Facebook. Con un doppio vantaggio su entrambi i fronti: i lettori possono accedere alla notizia in tempo quasi reale (otto decimi di secondo in media) e l’azienda diretta da Mark Zuckerberg può evitare la diaspora del gregge su altri siti, tenendolo sotto controllo costante. Gli unici “scornati” sembrano al momento proprio gli editori che, aderendo alla piattaforma del social network, si vedono privati di una consistente fetta di traffico. Ma Facebook ha fatto sapere a maggio che, pur di tenersi l’audience, è disposta anche a cedere ai publisher la maggior parte degli introiti pubblicitari. Se non l’intera quota.

Analizzare invece i primi rumor su quanto si troverebbe attualmente in gestazione dalle parti di Google e Twitter, invece, permette di capire come l’idea alla base del nuovo progetto si possa sposare con il concetto di inclusione: Big G e il sito di microblogging vorrebbero lanciare l’iniziativa in forte collaborazione con un ristretto gruppo di editori, già da questo autunno. Una sorta di startup per allargare poi la platea anche ad altri nomi, rendendo il progetto (di cui ancora non si conosce il nome) una vera e propria piattaforma open e condivisa sia tra i publisher che tra le altre aziende informatiche.

L’obiettivo è permettere ai proprietari di contenuti di distribuire con maggiore facilità notizie, foto e video sui dispositivi mobili. Secondo alcune persone bene informate, infatti, le persone che utilizzeranno Google e Twitter e che noteranno il link di una news interessante potranno fare click o tap e aprire il testo con un popup sullo schermo del device, in modo istantaneo, senza atterrare su un’altra pagina.

 

 

Una sostanziale differenza tra questa iniziativa e quanto offerto finora da Facebook (ma anche a breve da Apple, con la rinnovata applicazione News) sarà probabilmente la seguente: Google e Twitter non ospiteranno i contenuti distribuiti dagli editori, ma si limiteranno a mostrare semplicemente la cache di una pagina Web. Vale a dire l’istantanea dell’articolo prelevata dalla fonte originale. E non solo: nel flusso finiranno anche tutte le pubblicità legate alla notizia, aumentando così esponenzialmente la diffusione dell’inserto a pagamento.

Aprendo lo sviluppo dello strumento anche ai concorrenti, Twitter e Google sperano di imbarcare più player possibili, creando così una corazzata in grado di sfidare lo strapotere di Facebook. Non solo sul piano delle news giornalistiche, ovviamente, ma anche su quello ben più interessante (per i vari gruppi) del content marketing e quindi degli introiti pubblicitari. La presenza del social network blu in entrambi i settori, sia quello dei contenuti informativi che degli ads, è pesante e Facebook detiene un indiscusso ruolo di leader, avendo superato anche Big G come fonte primaria di diffusione di notizie online.

L’arrivo di Instant Articles non è stato altro che l’ultimo colpo sparato nella guerra pubblicitaria, con l’azienda di Zuckerberg che dispone di una forza d’urto notevole (leggi appeal) per gli inserzionisti. Con l’apertura di un altro fronte, però, gli stessi editori potrebbero approfittare di una via d’uscita alternativa: perché la discussione non riguarda la presenza sul Web o meno delle notizie, questo è un dato di fatto e una condizione obbligatoria per ottenere visibilità, lettori e introiti, ma le modalità con cui i proprietari dei contenuti possono eventualmente limitare il danno.

 

 

Vale a dire: considerata la struttura del Web e la permeabilità delle informazioni, che passano con facilità estrema da una piattaforma all’altra, vale la pena legarsi così tanto a un colosso come Facebook, che aiuta sicuramente a fare cassa ma riduce il potere di negoziazione allo zero ospitando sia i contenuti che i lettori? Ecco perché l’idea di un progetto aperto e condiviso, con regole probabilmente ancora da scrivere, potrebbe stuzzicare la fantasia degli editori. Realtà purtroppo sempre più alla canna del gas, costrette in molti casi a inventarsi continuamente strategie diverse per sopravvivere nell’era del Web. Saranno proprio alcuni dei colossi della Rete a salvarli?

 

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