04/04/2017 di Redazione

Il giuramento di Verizon: rilanceremo Yahoo fondendola con Aol

Entro l’estate prenderà vita Oath, nuova azienda di servizi digitali frutto delle due acquisizioni effettuate nei mei scorsi dalla telco statunitense. La conferma è stata data da Tim Armstrong, Ceo della fu America on Line. Un’operazione difficile per l’o

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Da una parte Altaba, dall’altra Oath. Della vecchia Yahoo rimarrà soltanto un ricordo. Pioniera del Web a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila, la società di Sunnyvale è stata ormai spolpata e, complice anche una leadership tutt’altro che illuminata, si appresta a sottoporsi a un’operazione di rebranding radicale. Da un lato, come detto, sarà operativa Altaba: un cappello sotto il quale verranno riunite le attività ancora in essere in Giappone e le quote detenute in Alibaba, il colosso dell’e-commerce cinese. Dall’altro, invece, ed è questa la notizia fresca, ci sarà Oath: ma l’ex Yahoo non sarà sola in quanto Verizon, ora proprietaria dell’azienda hi-tech, ha deciso di innestare nella nuova compagnia anche i resti di Aol, acquisita nel 2015 per 4,4 miliardi di dollari. Nascerà così una realtà nuova di zecca attiva nei servizi digitali, operativa probabilmente già a partire dalla prossima estate.

La conferma sul nome, che ha lasciato interdetta soprattutto la stampa americana (Oath significa giuramento), è stata twittata ieri da Tim Armstrong, Ceo di Aol. Verizon al momento non ha voluto commentare la notizia. I dettagli dovrebbero però essere forniti nelle prossime settimane. Secondo Recode Marissa Mayer, amministratore delegato di Yahoo, non farà parte della newco: ma questa è una decisione che non stupisce ovviamente nessuno.

Ma cosa sarà dei popolari servizi Yahoo News e Mail? Al momento nessuno lo sa, ma è certo che i dirigenti di Verizon, che cercherà di far leva soprattutto sui sistemi di pubblicità da mobile di Yahoo, dovranno avere le idee ben chiare per sbrogliare con successo la matassa. E per riuscire nel rilancio del marchio, affossato definitivamente l’anno scorso in seguito alla notizia dei due attacchi hacker subiti dal gruppo di Sunnyvale e taciuti per anni a utenti e clienti.

 

Il logo twittato ieri da Tim Armstrong, Ceo di Aol

 

Tra i brand più popolari da far convivere spiccano testate come Huffington Post, Engadget, Techcrunch, servizi del calibro di Tumblr e Flickr e una miriade di altri siti. Se combinate, Aol e Yahoo possono contare su oltre un miliardo di utenti a livello globale: un tesoro prezioso, che dovrà essere trattato con i guanti per evitare la fuga di massa verso altre piattaforme oggi ben più attraenti e meglio posizionate.

 

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