Il verdetto è arrivato: batterie difettose nei Note 7 esplosivi
Samsung ha pubblicato i risultati dell’indagine sui motivi reali degli incendi dei phablet. Come tutti si aspettavano, all’origine degli incendi c’erano importanti lacune produttive nelle batterie. Per evitare problemi in futuro, l’azienda ha introdotto nuovi test sui componenti, che d’ora in avanti verranno estesi a tutte le serie di dispositivi mobili.
Pubblicato il 23 gennaio 2017 da Redazione

Era il segreto di Pulcinella, ma mancava la conferma ufficiale. La causa degli incendi e delle esplosioni che hanno funestato la breve vita dei Galaxy Note 7 era rappresentata dalle batterie. Samsung ha pubblicato i risultati dell’indagine interna avviata in seguito al ritiro dal mercato dei phablet difettosi, lo scorso ottobre. “La nostra istruttoria, così come le altre completate da tre organizzazioni industriali indipendenti, ha concluso che all'origine degli incidenti del Note 7 c’erano le batterie”. L’azienda ha pubblicato sul proprio sito un’infografica tecnica per spiegare nel dettaglio i problemi. Le cause principali differivano a seconda del lotto di componenti ritirato, etichettato come “A” o “B”. In entrambi i casi i fattori scatenanti gli incendi sono stati due, uno principale e uno aggiuntivo.
Nei componenti della serie “A” realizzati da Samsung, l’elettrodo negativo era deviato nell’angolo superiore destro e la sua estremità era posizionata nella parte curva e non, come avrebbe dovuto essere, in quella piana. Nel lotto “B”, invece, il difetto di fabbricazione è stato rintracciato nel separatore, l’isolante sistemato tra le piastre positive e negative per evitare che si crei un cortocircuito.
Proprio un angolo della piastra positiva si sarebbe incuneato nell’isolante e poi sarebbe arrivato fino all’elettrodo negativo, causando un immediato cortocircuito. Il secondo fattore scatenante, in questo caso, sarebbe addirittura la totale mancanza del componente isolante. I risultati delle indagini derivano dal lavoro di circa 700 ricercatori e ingegneri di Samsung, che hanno simulato in laboratorio gli incidenti occorsi testando oltre 200mila Note 7 e più di 30mila batterie.
Credits: Samsung
A questa mole di esperimenti si è poi aggiunto quanto portato avanti da aziende terze, incaricate di elaborare risultati indipendenti. Koh Dong-jin, numero uno della divisione smartphone, ha rinnovato le scuse ai consumatori e ha sottolineato nuovamente quanto farà d’ora in avanti il chaebol per evitare incidenti di questo tipo.
L’azienda ha introdotto un nuovo piano basato su otto diversi punti di verifica, ampliando così la batteria di test già presente nei propri impianti sparsi per il mondo. Le prove sono: durata; ispezione visiva; passaggio ai raggi X; carica e scarica rapide; Tvoc test (total volatile organic compound) per rintracciare eventuali composti organici rilasciati dalle batterie; disassemblaggio; utilizzo accelerato e test di voltaggio.
Credits: Samsung
Gli esperimenti verranno condotti, secondo quanto riferito da Samsung, non solo sui dispositivi top di gamma, ma sull’intera linea di prodotti che d’ora in poi verranno lanciati sul mercato. Basterà per riconquistare la fiducia dei consumatori? Si vedrà, ad oggi si sa che il fattaccio dei Note 7 è costato oltre cinque miliardi di dollari.
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