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Incitamento all'odio online: l'Europa passa alle maniere forti

Passerà al vaglio del Parlamento Europeo una proposta, votata ieri dai ministri Ue, sul tema dell'hate speech. Se approvata, piattaforme come Facebook, Twitter e YouTube saranno tenute a censurare e rimuovere i video contenenti violenza verbale, discriminazione, intolleranza e apologia del terrorismo.

Pubblicato il 24 maggio 2017 da Valentina Bernocco

L'incitamento all'odio, la violenza verbale, la discriminazione delle minoranze, l'intolleranza e l'apologia del terrorismo non potranno più trovare posto sul Web, specie in forma video. Va in questa direzione, e proprio all'indomani dell'attentato di Manchester del ventitreenne britannico di origini libiche Salman Abedi, il voto espresso ieri dai ministri dell'Unione Europea in merito alla proposta di una legge sul cosiddetto hate speech. Proposta che, se approvata, imporrà a soggetti come Facebook, Twitter, YouTube e via dicendo di bloccare o rimuovere i video contententi “discorsi di odio, incitamento all'odio e materiale che giustifichi il terrorismo”. Al momento, secondo quanto riportato dalla Reuters, l'obbligo riguarda solo i contenuti video e non le fotografie, i testi e nemmeno il live streaming, dal momento che il testo si inserisce nel lavoro di revisione della Direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi.

La proposta passerà ora al vaglio del Parlamento Europeo e solo in caso di voto positivo si trasformerà in legge comunitaria. Non è chiaro però se la rimozione dei contenuti dovrà riguardare soltanto il Vecchio Continente oppure estendersi a tutte le geografie, rendendo i video incriminati non fruibili anche negli Stati Uniti. Cioè a “casa” di aziende come Facebook, Twitter, YouTube.

Del problema dell'hate speech si parla almeno dal 2008, ovvero da quando una decisione della Ue ha definito i contorni del concetto, facendovi rientrare tutte le condotte che “pubblicamente incitano alla violenza o all’odio diretto contro individui o gruppi definiti da una razza, colore, religione, appartenenza nazionale o etnica”. Nel maggio dello scorso anno, poi, è nato il primo codice di condotta europeo in materia, alla cui stesura hanno contribuito quattro colossi del Web: Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft. Società da tempo autonomamente impegnate nell'opera di bonifica delle proprie piattaforme dai contenuti inappropriati, non senza qualche inciampo (è di questi giorni il retroscena del Guardian sul lavoro dei moderatori del social network di Zuckerberg, così come la gaffe del profilo Twitter della Svezia).

 

 

 

Un eventuale passaggio dall'autoregolamentazione alla legge, chiaramente, non è scontato. L'attuale codice di condotta prevede che i soggetti aderenti (editori, piattaforme e siti Web) si concedano non più di 24 ore per valutare ed eventualmente rimuovere la “maggior parte” dei contenuti lesivi. Altro sarebbe una legge che impone, a livello europeo, tale rimozione.

La proposta include anche altre due modifiche che potremmo definire come un “obbligo di riconoscenza” deille società statunitensi nei confronti dell'Europa per l'ospitalità offerta. In virtù delle filiali o aziende create in territorio Ue, con conseguenti vantaggi fiscali, le piattaforme di video-sharing come Netflix e Amazon Prime Video dovranno contribuire al finanziamento di produzioni video europee; dovranno, inoltre, elevare dall'attuale 20% al 30% dell'offerta la quota di film e serie Tv “made in Europe”.

 

Tag: facebook, video, youtube, europa, web, leggi, netflix, censura, terrorismo

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