Intelligenza artificiale a Davos: tante attese, pochi investimenti
Uno studio di Accenture, presentato al World Economic Forum, svela per le tecnologie di intelligenza artificiale diffuse aspettative di incremento del fatturato e dell'occupazione. Solo i 3% delle aziende, però, aumenterà il budget.
Pubblicato il 23 gennaio 2018 da Redazione

Se ne parla tanto, si fa – forse – ancora poco per portarla in azienda. L'intelligenza artificiale, così come raccontata da Accenture in occasione del World Economic Forum di Davos, è un insieme di tecnologie, di hardware e software, ma soprattutto di promesse in gran parte ancora da realizzare. Emerge una sorta di distonia fra parole e azioni dell'indagine quantitativa condotta fra settembre e novembre 2017 su dirigenti senior (circa 1.200) e sottoposti (oltree 14.000) di aziende di undici Paesi, Italia inclusa, e dalle interviste dell'indagine qualitativa associata. Le aspettative sono alte: grazie agli attesi incrementi di fatturato resi possibili dall'AI (+38%, in media) e grazie ai nuovi posti di lavoro creati (+10%), ci si aspetta un contributo di 4.800 miliardi di dollari all'economia mondiale da qui al 2022.
Secondo il 72% dei top manager interpellati, se ben usata l'intelligenza artificiale potrebbe aiutare le propria azienda a ottenere vantaggi competitivi nel proprio mercato di riferimento, mentre per il 63% potrebbe anche creare nuovi posti di lavoro. Una percentuale poco inferiore, il 61%, prefigura entro tre anni un aumento delle figure professionali che useranno quotidianamente questa tecnologia.
Un po' a sorpresa, anche la maggioranza dei dipendenti che non ricoprono ruoli dirigenziali vede di buon occhio le innovazioni della robotica e del machine learning: per più di sei persone su dieci, potranno avere impatti positivi sul proprio lavoro, anche se sarà necessario (per il 69%) sviluppare nuove competenze.
Insomma, non necessariamente si devono temere ricadute negative sull'occupazione, ma certo bisognerà rimboccarsi le maniche per restare aggiornati con l'evoluzione tecnologica e con i cambiamenti che travolgeranno i processi aziendali.“Per riuscire a crescere nell'era dell'intelligenza arrificiale”, ha sottolineato Marco Morchio, Accenture Strategy Lead per Italia, Europa Centrale e Grecia, “le aziende devono investire di più in formazione, al fine di preparare i dipendenti a un nuovo modo di lavorare in cooperazione con le macchine. Quella che noi definiamo Applied Intelligence, cioè la capacità di integrare rapidamente tecnologia intelligente e ingegno umano in tutte le funzioni aziendali, sarà sempre più un elemento imprescindibile per il successo e la crescita delle imprese”.
Tutto bene, nelle intenzioni, ma sembra esserci un problema di budget: appena il 3% dei dirigenti intervistati, infatti, prevede per i prossimi tre anni un aumento significativo degli investimenti destinati a creare nuove competenze sull'intelligenza artificiale “Il rischio di rimanere indietro è concreto”, ha ammonito Raffaella Temporiti, Hr director per Italia Europa Centrale e Grecia di Accenture, “e occorre che le aziende si adeguino al più presto promuovendo una riqualificazione della forza lavoro allineata ai nuovi trend del mercato”.
Un altro recentissimo studio di Accenture recava lo stesso ammonimento, sostenendo che l'intelligenza artificiale potrà migliorare la produttività sul lavoro e far addirittura far raddoppiare il tasso di crescita delle economie sviluppate previsto da qui al 2035, ma solo se le aziende punteranno sulla formazione del personale.
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