La complessità del multicloud non è più un problema con Ibm
Il nuovo servizio Unified Key Orchestrator, basato su Ibm Cloud, permette di gestire le chiavi crittografiche e di monitorare gli accessi alle risorse in ambienti ibridi multicloud.
Pubblicato il 23 marzo 2022 da Redazione

Il multicloud è una realtà nella maggior parte delle aziende. In media, secondo una ricerca di Ibm, per soddisfare le proprie necessità di infrastruttura, software e servizi, le organizzazioni impiegano otto o più ambienti cloud e questo si traduce in maggiori complessità di gestione e in una maggiore esposizione al pericolo di attacchi, incidenti informatici o accessi illeciti ai dati. Il tutto, come noto, si traduce in una serie di conseguenze che spaziano dalla fuga di dati alle interruzioni di attività, dai danni di reputazione alle multe per mancata compliance.
Ibm risponde alle sfide di questo scenario presentando un nuovo servizio (anch’esso basato su cloud) che permette di gestire e proteggere applicazioni e dati in modo trasversale, su diversi ambienti cloud e anche on-premise. Unified Key Orchestrator, questo il nome, impiega funzionalità di crittografia e di automazione per rendere chiaramente visibile lo stato di sicurezza dei dati dislocati su più piattaforme. Dunque le aziende possono ottenere piena visibilità ma anche controllo sugli accessi ai dati, senza doversi affidare a servizi in outsourcing. Il servizio è anche utile per poter dimostrare la compliance alle regole del settore in cui l’azienda opera.
“Proteggere i dati critici su più piattaforme può essere incredibilmente complesso: basta un link per mettere a rischio l’intera strategia di sicurezza di un’azienda”, ha commentato Hillery Hunter, general manager, industry clouds & xolutions, Cto di Ibm Cloud. “Ecco perché stiamo dando ai clienti un unico punto di controllo, permettendo loro di sapere in ogni momento che ha accesso ai loro dati critici, anche se questi si trovano su altri cloud”.
Ibm ha rimarcato di essere l’unico vendor a offrire un servizio di questo genere, che mette a disposizione strumenti di orchestrazione, di gestione delle chiavi crittografiche (incluse quelle gestite on-premises, su Ibm Cloud, Aws e Microsoft Azure) e di verifica della conformità estesi trasversalmente a un intero ambiente multicloud. Questa, d’altra parte, è una necessità che è stata espressa recentemente dall’80% dei dirigenti aziendali interpellati in uno studio condotto dall’Ibm Institute for Business Value in collaborazione con Oxford Economics.
“Ibm ha scelto un approccio piuttosto unico, basato su un modello e un’architettura di sicurezza Zero Trust, che indirizza i casi d’uso reali dei clienti piuttosto che offrire semplicemente l’ennesimo prodotto”, ha sottolineato Frank Dickson, vicepresidente Security & Trust della società di ricerca Idc. “Analogamente, questo nuovo servizio cloud dimostra l'impegno di Ibm a risolvere una complessità resa sempre più difficile dalle iniziative di trasformazione digitale accelerate dal covid, proteggendo i dati critici. Rendendo possibile la gestione sicura delle chiavi di cifratura con un unico punto di controllo, anche attraverso diversi cloud pubblici, Ibm dimostra ancora una volta l’attenzione ai bisogni dei clienti e a quello che li tiene svegli di notte, indipendentemente da dove i dati siano memorizzati”.
IBM
- Il riciclo dei rifiuti è più efficiente con il machine learning
- Ibm condannata a risarcire Bmc per lo “scippo” di un cliente
- Intelligenza artificiale, le questioni etiche sono stimolo e ostacolo
- Quale cloud per le aziende e la Pubblica Amministrazione italiana?
- Conti in crescita per Ibm, il ritiro dalla Russia non fa paura
NEWS
- I venti contrari soffiano su Meta, nuove assunzioni in pausa
- Google scende a patti con gli sviluppatori, pagherà 90 milioni
- Applicazioni cloud-native senza punti deboli con Zscaler
- Vectra AI è vendor di riferimento per la sicurezza del cloud Aws
- Samsung raggiunge il limite dei 3 nanometri con il MbcFET