La seconda beta di iOs 9 libera spazio sui dispositivi Apple
Alcuni utenti hanno scoperto una funzionalità presente nell’ultima versione dell’ecosistema mobile della Mela, in grado di cancellare in modo temporaneo applicazioni e dati per permettere l’aggiornamento e ripristinare poi la condizione originale. Uno strumento utile per iPhone e iPad meno “capaci”, che si inserisce in un’ampia strategia di Cupertino per rendere le app più leggere.
Pubblicato il 24 giugno 2015 da Alessandro Andriolo

Per problemi di budget siete stati costretti ad affidarvi ad iPhone o iPad da 8 o 16 GB e ora non avete spazio a sufficienza per aggiornare il sistema operativo del vostro dispositivo? Nessun problema, sembra che la seconda beta di iOs 9 contenga una funzionalità perfetta in casi come questo. Si tratta di uno strumento in grado di cancellare temporaneamente alcune applicazioni installate sul cellulare, permettere l’aggiornamento, e poi ripristinare l’iPhone come se nulla fosse successo. Tutte le app e i dati eliminati dovrebbero poi tornare al loro posto. Una procedura fattibile sostanzialmente per due motivi. Innanzitutto, la versione beta attualmente disponibile di iOs 9 pesa soltanto 1,3 GB contro i 4,6 di iOs 8. Secondo punto: il processo di installazione di un sistema operativo genera una serie di file temporanei che occupano spazio. Una volta terminata la procedura, questi file vengono cancellati.
La loro eliminazione permette al dispositivo di recuperare preziosa capacità di storage, che può essere poi utilizzata nuovamente per le applicazioni e i dati personali. La nuova funzionalità, non annunciata ufficialmente da Apple e notata da alcuni utenti che hanno già installato la beta 2 di iOs 9, dovrebbe rappresentare soltanto una piccola parte della strategia della casa di Cupertino per alleggerire sistemi operativi e programmi.
Un altro elemento interessante a cui stanno lavorando gli sviluppatori della Mela è l’App Thinning, ovvero una procedura che consente di ridurre in modo significativo il peso delle applicazioni utilizzate tutti i giorni. Questo approccio si divide in tre ulteriori filoni. Il primo è l’App Slicing, un meccanismo che preleva dallo store online soltanto le parti del software che effettivamente servono al dispositivo per lanciare l’applicativo.
Ad esempio, un iPhone 5C presenta caratteristiche differenti da quelle di un iPhone 6 Plus. Le app universali però, pensate per la compatibilità con tutti i più recenti device della Mela, contengono tutti gli elementi necessari per consentire l’affinità con i diversi modelli di smartphone e tablet. Ma quello che serve a un iPad viene ignorato da un iPhone e viceversa, con il risultato che una buona parte del codice e delle risorse non vengono utilizzati, appesantendo così l’applicazione per nulla.
Un netto passo avanti per i dispositivi meno capaci, senza che questo comporti ulteriore fatica per gli sviluppatori. Sarà infatti l’App Store a incaricarsi del “lavoro sporco”, assegnando etichette ai singoli componenti per le diverse piattaforme. Oltre all’App Slicing, il colosso di Cupertino sta conducendo test anche su altre due funzionalità, una relativa alle cosiddette On-Demand Resource (Odr) e l’altra ribattezzata Bitcode. La prima permetterà di attingere a certe risorse – come immagini e suoni – soltanto quando l’applicazione ne avrà davvero bisogno, mentre la seconda tornerà utile per compilare il codice dei software in due passaggi utilizzando una macchina virtuale di basso livello (Llvm), offrendo libertà completa per la scelta dei linguaggi di sviluppo.
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