20/12/2021 di Redazione

Lavoro ibrido, solo un europeo su sette vorrebbe rinunciarvi

Una ricerca di Samsung svela che solo il 14% dei lavoratori europei vorrebbe tornare al tempo pieno in ufficio.

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Il concetto di lavoro ibrido, metà in presenza e metà in smart working, si è affermato in molte aziende sull’onda della pandemia, ma da un evento nefasto sono nate nuove modalità e stili di vita decisamente apprezzati dai dipendenti d’azienda. Molte ricerche concordano nell’evidenziare che la modalità “mista” è quella preferita dai lavoratori, e un’ulteriore conferma arriva da un studio sponsorizzato da Samsung. Dall’indagine, condotta da Opinium nel mese di ottobre 2021 su 14mila lavoratori maggiorenni italiani, francesi, spagnoli, greci, polacchi, tedeschi, danesi, svedesi e britannici, è emerso che solo il 14% dei dipendenti vorrebbe tornare al lavoro in presenza a tempo pieno, seguendo i canonici orari di ingresso e uscita dall’azienda.

Tra gli intervistati italiani la percentuale è leggermente più alta, 17%, ma la preferenza per il lavoro ibrido è comunque schiacciante. Di questa modalità, i professionisti europei apprezzano soprattutto il fatto di potersi ritagliare più tempo libero (secondo il 55% degli intervistati) da dedicare alla famiglia o allo sport, ma nella maggior parte dei casi questo non ha penalizzato la produttività, che è anzi cresciuta per il 57% delle persone. Merito soprattutto della tecnologia, che ha permesso di tracciare nuovi confini tra vita personale e professionale, secondo il 51% del campione.

 

 

Esistono comunque delle criticità da risolvere e rischia talvolta di imporsi una cultura dell’“always on” che mette sotto pressione i dipendenti. In particolare, ben l’83% degli intervistati vorrebbe ricevere dai propri datori di lavoro un maggior sostegno per aiutarli a gestire le nuove modalità. Inoltre uno su cinque (18%) fatica a “staccare” la spina e più di uno su quattro (26%) ha la sensazione di lavorare ininterrottamente o fino a tardi la sera. Il 30% (percentuale che sale al 40% tra gli italiani) crede di essere stato chiamato a fare delle vere “acrobazie” per cercare di gestire contemporaneamente casa e lavoro.

“Man mano che la flessibilità entra nelle nostre vite e i confini con il ‘presenteismo’ si fanno sfocati e non ben definiti, le persone cercano una guida per trovare il giusto equilibrio tra produttività e benessere in un momento in cui lo stile di vita ibrido fa emergere una serie di sfide”, ha commentato Meik Wiking, fondatore e Ceo di The Happiness Institute, che ha collaborato con Samsung per sondare il futuro dei modelli lavorativi.“La tecnologia smart ha aiutato gli europei a destreggiarsi tra vita personale e vita professionale, tanto che uno su cinque utilizza già l’Internet of Things e i dispositivi smart, tuttavia ci sono ancora ampi margini di miglioramento. In prospettiva, è probabile che la tecnologia assuma il compito di monitorare non solo il nostro benessere fisico, ma anche la nostra salute mentale e la nostra felicità, e che i dispositivi smart diventino i nostri ‘assistenti del benessere”.

 

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