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Per Ibm il calcolo quantistico è anche questione di “volume”

La società ha annunciato di voler raddoppiare anche da qui al 2020, come già fatto nell’ultimo biennio, il valore del Quantum Volume prodotto dai propri “supercervelli” a qubit.

Pubblicato il 04 marzo 2019 da Redazione

Il calcolo quantistico, o quantum computing, ha raggiunto grazie a Ibm un nuovo traguardo: il Quantum Volume più alto di sempre. Questa metrica, coniata e definita dalla stessa Ibm, è determinata dal numero di qubit (le unità del calcolo quantistico, corrispettive dei bit del computing tradizionale) ma anche da variabili di efficienza, connettività, velocità, errore e altro ancora. In parole povere, il Quantum Volume è indicativo per misurare la distanza dall’obiettivo del Quantum Advantage, il “punto di svolta” nel quale le applicazioni di calcolo quantistico diventano capaci di gestire problemi molto complessi con significativi vantaggi rispetto alle applicazioni tradizionali.

In sintesi, il Quantum Volume determina quanto sia “potente” il computer quantistico. Più il valore è alto, più il sistema è in grado di risolvere problemi complessi quali simulazioni di reazioni chimiche, previsioni di rischio finanziario, ottimizzazioni della supply chain.

Come appena annunciato durante una conferenza della American Physical Society, fra il 2017 e il 2018 Ibm ha raddoppiato la potenza dei propri sistemi di calcolo quantistico, e di nuovo l’ha raddoppiata nell’ultimo anno. Una delle recenti pietre miliari è Q System One, il primo sistema quantistico destinato all’uso commerciale oltre che scientifico: alcuni esemplari entreranno in funzione nel corso del 2019, ospitati dal centro di calcolo quantistico di Ibm di Poughkeepsie, New York. L’idea lanciata da Ibm nel 2016 è quella di offrire una sorta di quantum computing “as-a-Service”, erogato attraverso il cloud e la piattaforma Q Network.

Q System One impiega un processore a 20 qubit di quarta generazione e ha prodotto un Quantum Volume pari a 16. Ovvero il doppio di quello prodotto dagli attuali sistemi Ibm Q Nework a 20 qubit già in funzione, il cui Quantum Volume è pari a 8. Il nuovo computer, inoltre, ha ridotto il margine di errore, fatto essenziale per l’uso del calcolo quantistico su larga scala.

A detta di Ibm, i sistemi “Q” progrediranno nei prossimi anni secondo una loro Legge di Moore, raddoppiando ancora la misura del Quantum Volume fra il 2019 e il 2020. E forse già l’anno prossimo di potrà raggiungere l’agognato Quantum Advantage. “Oggi vogliamo proporre una roadmap per il computer quantistico”, ha dichiarato Sarah Sheldon, direttrice del team Q Quantum Performance di Ibm. “Compiendo progressi scientifici e puntando a casi d’uso precoci di computer quantistico, abbiamo l’obiettivo di continuare ad aumentare il Quantum Volume per poter dimostrare il Quantum Advantage”.

Tag: ibm, computer quantistico, qubit, computing quantistico

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