02/11/2020 di Redazione

Reskilling e partecipazione per trasformare il lavoro

Che cosa serve per portare reale e duratura innovazione nelle aziende, oltre l'emergenza del coronavirus? L'analisi di Marco Bentivogli, ex segretario generale di Fim-Cisl.

Il covid-19 ha rappresentato sin da subito un grande acceleratore di tendenze già in corso: il previsto aumento del ricorso a tecnologie 4.0 e di automazione è solo uno dei fenomeni a cui si sta assistendo e in relazione a cui qualsiasi realtà produttiva non dovrà farsi cogliere impreparata. In seguito alla pandemia anche l’organizzazione del lavoro cambierà radicalmente. Si pensi, ad esempio, alla ben nota esplosione dello smart working a cui si è assistito: al riguardo, bisogna considerare anche l’esperienza di aziende che avevano già contrattualizzato tale modalità di lavoro da remoto, e in cui si sono ottenuti notevoli benefici in termini di produttività e benessere delle persone (a differenza delle realtà in cui ciò non era avvenuto). 

Nella nuova fase sarà, quindi, fondamentale costruire processi di innovazione e partecipazione in cui lo smart working venga considerato come un’opportunità per ripensare l’azienda stessa, le sue gerarchie nonché il suo modello organizzativo e di business.  Del resto, questa pandemia ha provocato effetti di gran lunga più gravi della crisi del 2008, creando uno shock più profondo, in seguito al quale  le aziende si sono scoperte vulnerabili. Ciò è avvenuto principalmente perché si è avvertita una doppia necessità: innanzitutto, quella di ripensare all’organizzazione del lavoro e rivedere la supply chain rendendola il meno possibile dipendente dai fornitori esteri; in secondo luogo, quella di riformulare gli attuali processi produttivi in chiave 4.0 (ad esempio utilizzando la blockchain per tracciare le filiere produttive, la loro sostenibilità ed eticità). La ridefinizione del layout produttivo aziendale è un processo che richiede soprattutto il coinvolgimento dei lavoratori: pur riconoscendo all’interno del percorso innovativo aziendale il ruolo cruciale dei consulenti, la figura del dipendente rimane di estrema rilevanza. È soltanto rendendo il lavoratore parte attiva del processo che si promuove un reale percorso di innovazione e trasformazione delle aziende. 

L’accelerazione all’automazione è un processo che per sua natura provoca timore, ma se ne potrebbero minimizzare gli impatti se venisse accompagnato da piani strategici ben definiti. Questa accelerazione andrà, innanzitutto, accompagnata da piani territoriali che tengano conto delle attività e delle caratteristiche produttive e lavorative di ciascuna regione. È, inoltre, necessario un significativo piano di reskilling della forza lavoro italiana, in cui si promuova una nuova tipologia di formazione che sia adattiva alle persone, creata sulle loro reali esigenze e attività svolte. Una nuova tipologia di formazione e adeguati piani di reskilling dovranno essere il cardine delle politiche pubbliche dei prossimi anni: è in questi ambiti che bisogna investire le risorse e creare specifici piani strategici; a ciò si dovrà accompagnare la capacità di saper “costruire”. Inoltre dovremo “sedimentare” le competenze quando le aziende innovano, probabilmente dovrebbe essere questo il reale significato di “Industry 4.0”.

Marco Bentivogli, ex segretario generale di Fim-Cisl

 

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