29/08/2019 di Redazione

Reti Wi-Fi aperte: sette italiani su dieci si fidano troppo

Stando a un’indagine svolta da YouGov per Palo Alto Networks, in Italia il 71% dei maggiorenni occupati non ha problemi a connettere il Pc o lo smartphone aziendale a reti wireless pubbliche non protette.

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Gli italiani hanno troppa fiducia o forse amano troppo la comodità e le cose offerte gratuitamente, almeno se si tratta di connettersi a Internet. Per scaricare la posta elettronica, navigare su Internet, connettersi ai social o allo spazio cloud circa sette italiani maggiorenni su dieci, il 71%, sono inclini all’utilizzo di reti WiFi aperte, non protette da credenziali di accesso, e le sfruttano per collegarsi alla Rete anche con il Pc o lo smartphone aziendali. Questo è emerso dal sondaggio “Trust In The Digital Age”, effettuato da YouGov per conto di Palo Alto Networks

 

Sono stati intervistati con questionari online, tra aprile e maggio di quest’anno, oltre diecimila adulti (1.016 dai Paesi Bassi, 1.021 dall'Italia, 1.005 dagli Emirati Arabi, 1.041 dalla Francia, 1.953 dalla Svezia, 2.181 dalla Germania e 2.100 dal Regno Unito) e per la domanda relativa all’uso delle reti Wi-FI non protette sono stati considerati solo gli utenti che al momento risultavano occupati. 

 

“I risultati confermano la pericolosità potenziale delle reti Wi-Fi aperte, amplificata ulteriormente da una scarsa consapevolezza degli utenti che tendono a utilizzare dispositivi aziendali senza la dovuta attenzione”, commenta Umberto Pirovano, manager, systems engineering Italia, Grecia, Cipro e Malta di Palo Alto Networks. 

 

La fiducia degli italiani sui livelli di sicurezza offerti dalla reti Wi.Fi pubbliche è ben più elevata rispetto alla media europea, che è del 45%. E questo pone le aziende nostrane in una posizione di debolezza, perché le reti pubbliche sono esposte a un maggior rischio di hackeraggi e intercettazioni, che possono ripercuotersi sui dati e sulla sicurezza delle aziende stesse se i dispositivi collegati sono usati per accedere a posta elettronica, sistemi di backoffice, Crm o altre applicazioni di produttività. Come reagire? “È fondamentale”, spiega Pirovano, “che le aziende sviluppino e definiscano corsi di formazione regolari per i dipendenti, per aggiornarli sui rischi di sicurezza IT, incrementare la loro consapevolezza, per accompagnarli verso l’adozione di best practice e lo sviluppo di un approccio preventivo, evitando così di diventare obiettivi degli hacker”.  

 

 

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