11/04/2017 di Redazione

Ricerca universitaria e sanità convivono con la virtualizzazione

L'Università di Brescia ha adottato la tecnologia di Citrix per consentire ai propri specializzando di utilizzare i computer dell'ospedale cittadino, ma accedendo a risorse virtualizzate dell'ateneo. Si è risolto, così, il precedente conflitto di policy.

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Quattro macroaree (Economia, Giurisprudenza, Ingegneria e Medicina), quaranticinque corsi di laurea, fra triennali, magistrali e magistrali a ciclo unico e, ancora, decine di scuole di specializzazione, dottorati di ricerca, master e corsi di prefezionamento. L'Università degli Studi di Brescia è un importante punto di riferimento lombardo, che opera con circa 1.100 dipendenti al servizio di circa 15mila iscritti. Per gli studenti di medicina, in particolare, la tecnologia ha portato una marcia in più nel proprio percorso di studi e di apprendistato: quella di virtualizzazione, targata Citrix.

L'esigenza all'origine del progetto era del tutto peculiare: mettere a disposizione degli studenti specializzandi, attivi sia in ateneo sia in ospedale, strumenti informatici adatti alle loro esigenze e allo stesso tempo sicuri per la privacy dei dati. L'università bresciana si appoggia infatti al nosocomio Spedali Civili di Brescia, uno dei più grandi in Italia, per consentire ai propri iscritti di svolgere attività di ricerca e di formazione sul campo. Molti si trovano nelle condizioni di utilizzare un certo numero di postazioni informatiche condivise, situazione già di per sé problematica per la sicurezza dei dati e per il rispetto di alcune regole di trattamento degli stessi. Un'ulteriore complicazione derivava dal fatto che le regole sono variabili: più rigide se si tratta di applicazioni e attività riguardanti l'esecizio della professione medica, più libere se si tratta di ricerca e studio universitario.

L'esigenza degli specializzandi era invece quella di poter accedere a risorse software e a Internet senza troppe restrizioni, anche dall'ospedale, nell'ambito del proprio lavoro di docenti e ricercatori. In sostanza, all'Università serviva un modo per poter applicare le proprie policy anche al di fuori dell'ateneo, purché in relazione alle attività didattiche e di studio. In mancanza di tale soluzione, non era infrequente che gli utenti aggirassero le regole in base alle proprie necessità.

La tecnologia ha rappresentato lo strumento fondamentale per risolvere o comunque mitigare il più possibile questa situazione”, spiega Andrea Marinoni, responsabile dei sistemi informativi dell’Università degli Studi di Brescia. “L’idea è stata quella di utilizzare apparecchiature gestite esclusivamente dall’azienda ospedaliera, consentendo a queste ultime l’utilizzo di macchine e risorse virtuali erogate dall’Università. Abbiamo quindi scelto di virtualizzare macchine e applicazioni e acquisire un’infrastruttura virtuale gestita dall’università ma erogata anche all’interno dell’Ospedale Civile”.

Dopo una fase di confronto tra le offerte di diversi vendor, l'università ha scelto la tecnologia di Citrix, iplementandola con il supporto del system integrator Personal Data. Una infrastruttura server Hpe Moonshot è stata allestita all'interno della sala machine dell'ateneo e su di essa è stata installata la soluzione di virtualizzazione del desktop Citrix XenDesktop: in questo modo si è ottenuta la separazione delle attività di didattica, studio e ricerca da quelle della professione medica ospedaliere. Tutti gli utenti che usano il sistema sono all'interno di unico dominio (di Microsoft, già esistente). Per l'accesso da dispositivo mobile si impiega, invece, Citrix XenApp.

Gli utenti visualizzano sul proprio desktop un'icona vera e propria, Citrix Receiver, cliccando sulla quale si accede a tutto il “mondo” universitario, alle sue applicazioni con licenze sempre aggiornate e alle sue policy It. In accordo con l’Ospedale Civile, Citrix Receiver è stato installato su un parco macchine di circa tremila postazioni: da ciascun Pc, digitando i propri username e password, ciascun docente o ricercatore può accedere al proprio ambiente informatico. “Questo permetterà di offrire agli utenti il livello di sicurezza e di flessibilità di cui hanno bisogno, senza mai compromettere la loro esperienza che continuerà sempre a essere fluida e senza alcun tipo di interruzione”, sottolinea Marinoni.

 

 

 

questa fase iniziale, un certo numero di applicazioni mobili e di infrastrutture di virtual desktop saranno distribuite a circa trecento/quattrocentoutenti. In futuro, però, la tecnologia dei server Moonshot di Hpe consentirà di gestire molti più utenti, fino a 1.500 per modulo, senza dover aggiungere risorse di storage. “All’interno dell’ateneo, gestiamo anche molti laboratori didattici e abbiamo esigenze di aggiornamenti frequenti”, conclude Marinoni. “Per il futuro, vorremmo quindi fare sperimentazioni sui laboratori per arrivare ad allestirne di nuovi in poco tempo, considerando il fatto che un laboratorio comprende dalle dieci alle cinquanta macchine virtuali. Da qui ad allora, estenderemo il progetto che abbiamo in atto con Spedali Civili anche ad altri enti ospedalieri della Lombardia”.

 

 

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