23/03/2020 di Redazione

Robot cinesi al posto dei medici, una soluzione anti-contagio?

Ricercatori universitari e ospedalieri di Pechino hanno messo a punto sistemi robotici capaci di eseguire tamponi e di svolgere altre operazioni a contatto ravvicinato con i pazienti. Ma per la commercializzazione servono fondi.

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Nella lotta al coronavirus scendono in campo anche i robot cinesi. Dalla stessa Cina da cui, con buona pace dei complottisti, il virus del covid-19 si è diffuso nel resto del mondo, potrebbe giungere una (pur parziale) soluzione al problema dei rischi cui sono esposti medici e paramedici, nonché al problema della scarsità del personale nei momenti di crisi. Ricercatori della Università Tsinghua di Pechino e dell’Ospedale Tsinghua Changgung hanno collaborato alla progettazione di sistemi robotici in grado di sostituirsi ai medici e infermieri nelle operazioni a più alto rischio di contagio da coronavirus, perché eseguibili solo a stretto contatto con il paziente.

Si tratta di macchine che funzionano in collegamento a un Pc, costituite videocamere e da un braccio meccanico che può rilevare ultrasuoni, prelevare tamponi e controllare polmoni e cuore come farebbe uno stetoscopio. Dotati di un’elevata, anzi quasi totale automazione, i robot sono in grado di disinfettare sé stessi dopo aver svolto tali operazioni.

Zheng Gangtie, professore della Università Tsinghua e ingegnere autore del progetto, ha concepito l’idea a fine gennaio e realizzato un robot con tecnologie prese in prestito all’ingegneria aerospaziale.  “I medici sono tutti molto coraggiosi”, ha dichiarato Zheng, “Ma il virus è semplicemente troppo contagioso. Possiamo usare i robot per eseguire le operazioni più pericolose”.

La notizia era già circolata all’inizio di marzo, ma da allora non è chiaro quanti progressi siano stati compiuti.  A detta di Reuters, al momento esistono solo due esemplari di questi robot, già testati dai medici dell’ospedale di Pechino, uno dei quali è ancora posizionato nel laboratorio dei ricercatori universitari e l’altro inviato a un ospedale di Wuhan, dove ha cominciato ad affiancare il personale la settimana scorsa.

Da qui a una più ampia diffusione dei medici-robot si pongono due ostacoli, di natura economica e tecnologica. Innanzitutto servono fondi: le risorse a disposizione dell’università sono finite e servono circa 500.000 renminbi (cioè quasi 66.000 euro) per realizzare un singolo esemplare. I prototipi, inoltre, dovranno essere perfezionati prima di un’eventuale debutto commerciale. “In base ai feedback dei medici”, ha spiegato Zheng, “per loro sarebbe meglio se ci fosse una minore automazione, dal momento che la presenza umana potrebbe rincuorare e calmare il paziente”. Non resta da sperare, allora, che l’alleanza uomo-macchina scenda davvero in campo, su larga scala, nella guerra contro il coronavirus.

 

 

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