Samsung, arrestato il vicepresidente Lee Jae-yong per corruzione
Il rampollo del patron Lee Kun-hee è finito in carcere per presunti legami con Choi Soon-Sil, controversa confidente della presidente Park Geun-hy, ora sotto impeachment. L’accusa è quella di aver versato oltre 36 milioni di dollari a due fondazioni di Choi, in modo da ottenere il sostegno del governo per una riorganizzazione interna.
Pubblicato il 17 febbraio 2017 da Alessandro Andriolo

La Corte centrale distrettuale di Seul ha dato il via libera all’arresto di Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung e attuale erede del patron Lee Kun-hee, fuori gioco dal 2014 a causa di un infarto. Lee è accusato di corruzione, frode e spergiuro in un’indagine collegata all’impeachment della presidente della Corea del Sud, Park Geun-hy, rimasta invischiata in una brutta storia di presunte mazzette e favoritismi a diverse società nazionali. Nello specifico, quella che sarebbe dovuto diventare in futuro il numero uno del conglomerato asiatico, è accusato di aver erogato o promesso fondi per oltre 36 milioni di dollari a Choi Soon-Sil: personaggio controverso, ora agli arresti, Choi è balzata agli onori delle cronache per essere stata ribattezzata la “Rasputin” della presidente Park.
Una super confidente che, grazie al suo carisma, sarebbe riuscita a influenzare la politica sudcoreana ottenendo finanziamenti di peso per le sue fondazioni. Ed è proprio uno di questi giri di denaro a essere finito sotto la lente dei magistrati, i quali sospettano che Lee abbia avallato un finanziamento di decine di milioni di dollari per due fondazioni guidate da Choi, allo scopo di ingraziarsi la presidente e di farle approvare una riforma interna alla società.
Nel 2015, infatti, il colosso tecnologico diede il via a un riordino che necessitava di fondi pensionistici elargiti dallo Stato, e che sarebbe servito anche a facilitare la transizione tra l’anziano Lee e il giovane rampollo. Il vicepresidente, che tra le altre cose è membro del board di Exor, finanziaria della famiglia Agnelli, aveva già negato ogni addebito a gennaio quando era stato convocato in procura e sottoposto a 24 ore di interrogatorio e di fermo. I magistrati stavano per arrestarlo, quando la Corte negò il permesso.
Dopo tre settimane di ulteriori indagini, sembra che i giudici abbiano cambiato idea. Lee potrà stare in carcere per un massimo di 21 giorni, dopo di che dovrebbe iniziare il processo. Ma il suo fermo rappresenta un’altra grana per Park, che ora rischia seriamente di essere sottoposta a carcerazione preventiva. L’impeachment del primo presidente donna del Paese è stato approvato dal Parlamento il 9 dicembre scorso, con 234 voti a favore e 56 contrari.
La vicenda giudiziaria rappresenta un’altra tegola per Samsung, che già nel 2016 si era dovuta difendere di fronte ai consumatori per i Note 7 difettosi. Il chaebol sembrava avere assorbito il colpo del ritiro del dispositivo dai mercati, quando è poi venuto alla luce lo scandalo di Park e Choi. A gestire il difficile momento è stato chiamato il chief strategy officer del gruppo, Young Sohn.
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