08/06/2015 di Redazione

Vivere con la testa nella nuvola: entro il 2040, con i nano-robot

Secondo l’informatico, inventore e “futurologo” Ray Kurzweil, fra quindici anni l’intelligenza umana diventerà un ibrido di componenti biologiche e tecnologiche. Nuovi microscopici “nanobot”, composti da filamenti di Dna, connetteranno il cervello al clou

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Entro quindici anni, l’intelligenza artificiale avrà colonizzato il cervello umano. Attraverso dei “micro-robot” fatti con filamenti di Dna, i confini del ragionamento, della memoria e delle emozioni si allargheranno, in uno scambio continuo con il cloud. Fantascienza? Non secondo Ray Kurzweil, informatico, inventore e “futurologo” noto anche per le sue collaborazioni con Google (dal 2013 è director engineering per l'azienda di Mountain View). In un intervento durante la Exponential Finance Conference tenutasi a New York la scorsa settimana, Kurzweil ha annunciato la previsione secondo cui entro la fine degli anni Trenta di questo secolo, o al massimo a ridosso del 2040, cambieremo il nostro modo di pensare grazie a robot microscopici, “nanobot”, frutto della nanotecnologia e dell’impiego di filamenti di Dna.

Qualche premessa esiste. Già lo scorso anno i ricercatori dell’università di Bar-Ilan, in Israele, avevano realizzato e impiantato in uno scarafaggio un nanobot contenente Dna. Dagli insetti all’uomo, il passo non sarà immediato ma – a detta di Kurzweil – possibile. “Il ragionamento umano diventerà un ibrido di intelligenza biologica e non-biologica”. Gli impulsi generati all’interno della scatola cranica si assoceranno a quelli del cloud, a cui i nanobot potranno collegarsi per via diretta.

Più complessa sarà la “nuvola” di pensiero, più raffinata sarà l’intelligenza aggiunta a quella naturale degli individui, in una sorta di realtà aumentata che non si serve di alcun dispositivo esterno. E le potenzialità di questo scenario vanno ancora oltre: i nanobot potranno servire a generare delle copie di backup del cervello, proprio come se si utilizzasse una sorta di memoria esterna. Secondo Kurzweil, l’essere umano continuerà a migliorare se stesso, realizzando così la propria missione di trascendere i propri limiti.

 

Ray Kurzweil

 

Il sogno, rischioso ma affascinante, di ricreare l’intelligenza umana in forma non vivente è inseguito da tempo da aziende come Intel (con i suoi chip dotati di un milione di neuroni elettronici e 256 milioni di sinapsi artificiali) e Ibm, con il “supercervello” di Watson, sistema di calcolo capace di apprendere dall’esperienza. La visione di Kurzweil va ancora oltre: non si tratta di portare gli schemi del ragionamento umano nella tecnologia, ma viceversa di usare quest’ultima per cambiare il modo in cui l’uomo pensa, impara, ricorda, si relaziona con il mondo.

Se l’invasione di massa dei nanobot sul Pianeta Terra sembra un'ipotesi azzardata, alcune precedenti scommesse di Ray Kurzweil dovrebbero rassicurare sulla sua autorevolezza e credibilità. A suo stesso dire, delle 147 previsioni per il 2009 da lui stilate negli anni Novanta, l’86% si è rivelato corretto: il futurologo ha azzeccato, per esempio, l’affermazione della connettività wireless, il dominio dei Pc portatili su quelli da scrivania e l’avvento dei wearable device (integrazione dei Pc all’interno delle lenti degli occhiali). E ha previsto con grande anticipo anche l’arrivo delle automobili driveless, pur sbagliando le tempistiche di una decina d’anni. Altri osservatori, come il giornalista di Forbes Alex Knapp, sono però meno di manica larga con le valutazioni e considerano in buona parte non realizzate le profezie del "guru del futuro".

 

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