19/11/2025 di redazione

Professioni Ict, il gap italiano tra domanda e offerta è enorme

Nel nostro Paese, in un anno su LinkedIn sono stati pubblicati 136mila annunci di lavoro che richiedono competenze informatiche. Boom di richieste per i prompt engineer.

La domanda di competenze informatiche non sta scemando, nonostante alcune paure legate all’intelligenza artificiale come minaccia all’occupazione anche nel campo dell’Ict. In Italia, anzi, mancano 236mila lavoratori attivi con profili Ict per potersi allineare alla composizione della forza lavoro europea, che ha una media di 5% di professioniti informatici sul totale degli occupati. In Italia siamo al 4%. Parla di “ritardo strutturale” l’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2025, realizzato da Aica (Associazione Italiana per l'Informatica e il Calcolo Automatico), Anitec-Assinform e Assintel in collaborazione con Talents Venture. 

L’Osservatorio si basa in parte su numeri ottenuti con il monitoraggio di LinkedIn. Numeri che parlano chiaro: in un anno, sulla piattaforma sono stati pubblicati 136mila annunci di lavoro che richiedono competenze informatiche per aziende attive in Italia. Ma i professionisti Ict che hanno trovato lavoro sono stati 73mila.

Le professioni Ict più richieste

Estendendo il monitoraggio al periodo compreso tra gennaio 2024 e settembre 2025, risulta che siano stati più di 222mila gli annunci di lavoro per professioni Ict pubblicati su LinkedIn in Italia. La domanda di competenze Ict cresce ancora, benché più lentamente rispetto agli anni passati, e le figure più richieste sono gli sviluppatori software, gli IT project manager e i software engineer.

Se invece si guarda alle professioni emergenti, cioè ai profili in più rapida crescita, il quadro cambia. Tra gennaio 2025 e settembre 2025 è più che raddoppiato (+112%) il numero di annunci per prompt engineer, un chiaro segno dell’interesse delle aziende per l’intelligenza artificiale. Gli annunci per ingegneri di cybersecurity sono aumentati del 70%.

Dall’analisi di un campione di 10mila annunci per profili ICT pubblicati su LinkedIn nel 2025 è emerso, inoltre, che il 74% delle job description non riporta alcuna indicazione sulla retribuzione annuale lorda, mentre solo l’11% indica un range.

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Offerta formativa in crescita (lenta)

Esiste, quindi, ancora un gap tra domanda e offerta di competenze Ict sul mercato del lavoro, nonostante negli ultimi anni il sistema dell’istruzione italiano abbia fatto progressi nell’offerta formativa. Come racconta l’Osservatorio, nell’anno accademico 2015/2016 si contavano 670 corsi di laurea in area informatica e telecomunicazioni, mentre nel 2024/2025 erano saiti a 850. In testa ci sono i due politecnici di Milano e Torino, che da soli contribuiscono a inserire sul mercato lavorativo più di cinquemila neolaureati ogni anno. Hanno voce in capitolo anche gli atenei telematici, che rilasciano il 9% dei diplomi di laurea in materie Ict in Itaia.

La crescita dell’offerta formativa è comunque troppo lenta (specie considerando la velocità dell’evoluzione tecnologica), dato che dei 161 nuovi corsi di laurea approvati dall’Anvur per l’anno accademico 2025/26, solo il 12% riguarda materie Ict. Persiste, inoltre, il noto problema dello sbilanciamento di genere, poiché le donne sono solo il 23% del totale dei laureati Ict.

Oltre alle università, vanno conteggiati gli istituti tecnici della scuola secondaria, gli Its Academy. Nel 2023, ultimo anno per cui sono disponibili i dati ufficiali dell’'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire), le domande di iscrizione per l’area Ict erano cresciute del 58% rispetto al 2022, e le iscrizioni effettive del 37%. I numeri assoluti di diplomati degli Its sono però troppo bassi per pesare in modo significativo sul gap di competenze italiano.

Una possibile strategia

Secondo Aica, Anitec-Assinform e Assintel, per ridurre questo divario “non bastano interventi isolati, ma serve una strategia coordinata che agisca sulla filiera formativa e sul mercato del lavoro, creando condizioni favorevoli all’ingresso e alla permanenza dei professionisti Ict”. Peraltro, accanto alla necessità di formare professionisti Ict al passo con l’evoluzione tecnologica (su aree come l’AI, il quantum computing, la cybersicurezza), permane in Italia un bisogno di competenze digitali di base. I dati della rilevazione di Aica, riportati all’interno del rapporto e basati su un campione di 24.000 persone, dicono che solo il 30% possiede competenze di base sufficienti nell’uso del computer e appena il 17% ’per gli applicativi di Office.

“I dati ci mostrano che la domanda di competenze sta maturando al pari della tecnologia”, ha commentato Ludovica Busnach, vicepresidente di Anitec-Assinform, con delega alle Digital Skills per la crescita d'impresa e l'inclusione. “Il boom del prompt engineering, con una crescita del 112%, dimostra che le aziende non trattano più l'IA come un esperimento ma come una realtà operativa da integrare nei processi. La risposta da parte dell'ecosistema della formazione per soddisfare un fabbisogno di competenze sempre più elevato passa necessariamente dalla collaborazione con i partner industriali. Parimenti abbiamo bisogno di politiche pubbliche strategiche e lungimiranti per fare dell'Italia un polo di attrazione e creazione di talento sull'innovazione digitale”.

Quattro le linee guida delineate dalle associazioni di categoria. Primo: rafforzare il sistema formativo per la transizione digitale, sia a livello universitario sia nella suocla secondaria. Definire standard condivisi per le competenze digitali, valorizzare le certificazioni informatiche e istituire un Osservatorio Permanente sulla Formazione Digitale per monitorare qualità e indirizzi formativi.

Secondo: promuovere un accesso equo e inclusivo alle competenze digitali, che dovrebbero essere insegnate fin dalla scuola primaria e su cui andrebbero fatte attività di orientamento “per superare gli stereotipi di genere e ampliare la partecipazione alle carriere tecnologiche, assicurando al contempo trasparenza nelle offerte di lavoro legate all’intelligenza artificiale”. Terzo punto: creare un ecosistema integrato tra scuola, ricerca e imprese, rafforzando la collaborazione e creando comitati permanenti e percorsi in comune. Infine, quarto punto: valorizzare e riqualificare la forza lavoro, in tutti i settori, con attività di formazione continua e aggiornamento delle competenze digitali. 

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