Web tax: Zuckerberg accetta l'idea, anche se potrebbe pagarla cara
Da indiscrezioni di Reuters, nell’annuale conferenza sulla sicurezza di Monaco l’amministratore delegato pronuncerà parole di apertura rispetto alla riforma fiscale discussa dall’Ocse.
Pubblicato il 14 febbraio 2020 da Valentina Bernocco

Sul tema della digital tax, Facebook potrebbe avere un atteggiamento di parziale apertura. Anche se è presto per dirlo. Mark Zuckerberg è atteso sul palco della Münchner Sicherheitskonferenz, conferenza che annualmente, dal 1963, la città di Monaco ospita per discutere di politiche di sicurezza. Quest’anno però si parlerà anche di social network e compagnie digitali, considerando la presenza di Zuckerberg, sul cui discorso Reuters ha fornito qualche anticipazione.
“Comprendo che ci sia frustrazione in merito al modo in cui le società tecnologiche vengono tassate in Europa”, si legge nel suo discorso. “Noi stessi vogliamo una riforma fiscale e sono felice che l’Ocse se ne stia occupando”. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico da qualche mese ha accelerato i lavori di consultazione sul tema della tassazione delle imprese multinazionali: si punta a tracciare delle regole comuni, valide internazionalmente.
Anche l’Unione Europea sta portando avanti una simile discussione riferita alla tassazione delle società tecnologiche (da cui le espressioni digital tax e Web tax) di grandi dimensioni, che fanno profitti grazie a clienti e utenti europei. Dunque Facebook, Google, Amazon, Apple, Netflix, Microsoft e altri colossi, ma anche migliaia di aziende di minore entità, purché con fatturato globale superiore ai 750 milioni di dollari.
Italia e Francia hanno già approvato nelle rispettive leggi di bilancio una norma che tassa al 3% i profitti derivati dalla vendita di servizi digitali e advertising nel Paese di pertinenza, ma il pressing di Donald Trump (e la minaccia di pesanti dazi sulle esportazioni) all’indomani del World Economic Forum di Davos aveva spinto Emmanuel Macron a rimandarne il debutto fino al 2021. In Italia, invece, la Web tax dovrà entrare in vigore quest’anno e permettere all’erario, secondo le stime, un recupero di circa 700 milioni di euro in precedenza mai versati dalle società tecnologiche multinazionali.
In seno all’Ocse la discussione sulla digital tax non ha ancora prodotto alcun frutto concreto, visto che molti tra i 137 Paesi coinvolti temono anch’essi una vendetta statunitense a suon di dazi. Tornando all’atteso discorso di Mark Zuckerberg, pare che l’amministratore delegato lascerà intravedere uno spiraglio di collaborazione, restando però nel vago: “Vogliamo che il processo dell’Ocse abbia successo, così da poter avere in futuro un sistema stabile e affidabile. E accettiamo che questo possa significare che dovremo pagare più tasse e pagarle in luoghi diversi, all’interno di un nuovo contesto”.
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