08/02/2024 di Roberto Boniino

Fontana (Pure Storage): “Gli hard disk classici scompariranno”

Pioniera della tecnologia Flash, l’azienda si propone oggi di portarla a ogni livello delle pratiche di archiviazione. Il country manager, Paolo Fontana, delinea i prossimi sviluppi del mercato e delle strategie correlate.

Image by rorozoa on Freepik

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Cybersecurity, disaster recovery, servizi in cloud, sostenibilità. Sono temi ricorrenti per chi si occupa di tecnologia tout court, ma sono diventati assi portanti degli sviluppi recenti di Pure Storage, a testimonianza di una crescita non solo attestata dai numeri, ma anche dalla volontà di costruire attorno allo storage un insieme di soluzioni allineate alle principali preoccupazioni degli utenti impegnati a far evolvere le proprie infrastrutture.

Pioniera della tecnologia Flash e accreditata oggi (da Idc) di una quota globale del 17%, ancora dietro a Dell/Emc (di una decina di punti), ma davanti a Netapp e agli altri competitor, l’azienda è oggi pronta a portare la propria tecnologia anche dove in passato non era mai arrivata, ovvero nei backup e nell’archiviazione secondaria. Ne abbiamo parlato con il country manager per l’Italia, Paolo Fontana.

Su cosa si basa l’idea che la tecnologia Flash sia l’unica destinata ad avere un futuro nello storage?

Gli hard disk tradizionali non hanno più ragione di esistere e sono destinati a scomparire. L’aumento della densità proposto con la nostra tecnologia DirectFlash è tale da generare un rapporto fra costi e prestazioni in linea con quello dello storage tradizionale. Già oggi offriamo moduli da 35 Tb e nel corso del 2024 arriveremo a 75 Tb, con l’obiettivo però di raggiungere a breve i 300 Tb. Questo rende possibile sostituire le vecchie memorie Ssd praticamente senza costi aggiuntivi e con il vantaggio di una riduzione fino all’80% dei guasti.

Come si collega questo approccio alle attuali esigenze di riduzione dei consumi generati dalle infrastrutture tecnologiche?

Lo storage Flash consuma meno energia rispetto ai sistemi Hdd e questo è già un dato di fatto e una risposta ai temi di sostenibilità. Ma siamo andati oltre. Il programma Evergreen è nato per supportare il ciclo di vita degli apparati e si fonda sull’idea di non obbligare alla forzata sostituzione dei sistemi a ogni cambio generazionale. I nostri sistemi sono scalabili sia orizzontalmente che verticalmente e si possono fare upgrade a caldo per sostituire le componenti da rinnovare, riducendo dell’80% gli scarti all’interno di un ciclo di utilizzo collocato fra i tre e i cinque anni. Inoltre, siamo gli unici a fornire la garanzia illimitata. Ma soprattutto l’acquisto si basa su Sla contrattualizzati, in una logica di servizio applicata a una componente tecnologica. Il il cliente sa sempre quello che spende e ha coscienza di quello che può utilizzare rispetto alle risorse che ha a disposizione, crescendo in base alle necessità e attivando quello che i sistemi contengono già in funzione di picchi di utilizzo e successive riduzioni. Il tutto pagando in base alle necessità di utilizzo.

Detta così, somiglia molto alla tipica logica del cloud…

Infatti, è la trasposizione dello stesso concetto. Solo che noi abbiamo una proposizione costruita sulla massima flessibilità. Lo storage as-a-service prevede che i sistemi possano essere installati anche presso i clienti o i loro provider di riferimento, con le stesse funzionalità dei dispositivi on premise, ma pagando solo ciò che viene usato.

Paolo Fontana, country manager di Pure Storage Italia

Paolo Fontana, country manager di Pure Storage Italia

In cosa si traduce per voi la sicurezza di un’infrastruttura storage?

Per noi la cybersecurity deve essere il più possibile built-in. Qualche mese fa, infatti, abbiamo introdotto la protezione dal ransomware, gratuita e solo da abilitare sui nostri sistemi. In caso di attacco, la tecnologia SafeMode attiva un alert su anomalie, per poter intervenire prima di una propagazione, ma se questo non funzionasse offriamo un servizio di rimpiazzo dei sistemi in ventiquattr’ore con prodotti analoghi.

In quale modo l’intelligenza artificiale si innesta nella vostra proposizione?

Ne facciamo uso da diverso tempo, soprattutto per l’analisi interna delle componenti dello storage, allo scopo di segnalare eventuali anomalie e lavorare, quindi, in modo preventivo sui guasti. Abbiamo poi aggiunto la telemetria che, ogni 30 secondi, manda un log informativo sul funzionamento. Ogni ora viene generato un altro log sul comportamento generale della macchina. Questo ha consentito negli anni di costruire un database di 15 Pb di dati, che viene costantemente aggiornati e usato come base per le analisi. Qui la possibilità di far leva sull’AI, anche generativa, è importante.

Dove vi concentrerete in questo 2024 sul mercato italiano?

Svilupperemo le nostre competenze in alcuni ambiti verticali in crescita, a cominciare dalla Pubblica Amministrazione, dove possiamo entrare puntando sulla riduzione dei costi collegata a un minor uso di infrastruttura o alla pianificazione in logica as-a-service. Anche in mercati più maturi per noi, come quello bancario, intravediamo nuove possibilità su progetti per esempio legati all’analisi del rischio con strumenti che consentono di tenere i costi sotto controllo.

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