29/03/2024 di redazione

Il percorso verso la resilienza del business è ancora incompleto

Il modo di concepire la sicurezza (cyber e fisica) è cambiato, ma le aziende ancora non considerano strategica la gestione proattiva della crisi. Il punto di vista di Everbridge.

La parola “resilienza” è diventata un tormentone nel dopo pandemia, non solo in riferimento alla società nel suo complesso ma anche alle aziende, alla loro capacità di non interrompere le attività, di saper gestire l’incertezza e di ammortizzare l’impatto degli imprevisti sul business. A che punto sono le aziende in questo percorso? Stanno considerando tutte le variabili in gioco? Ne abbiamo parlato con Lorenzo Marchetti, head of global public affairs di Everbridge, società che sviluppa soluzioni software di critical event management (Cem) e allerta pubblica nazionale.

Qual è, a distanza di tre anni dall’esperienza dei lockdown, la consapevolezza delle aziende sul tema della resilienza del business? Sono stati compiuti dei passi avanti?

"La pandemia ha cambiato il modo di pensare al lavoro. Dai ritmi classici, scanditi dalla presenza fisica sul posto di lavoro in orari prestabiliti, si è passati a situazioni sempre più fluide, con modalità sempre più spesso ibride. La diffusione dello smart working, per esempio, ha cambiato il modo di concepire la sicurezza dei dipendenti. Anche le trasferte dei lavoratori, sempre esistite in settori come il manifatturiero, oggi richiedono un supporto aziendale più sofisticato rispetto a prima della pandemia.  Inoltre, c’è da considerare il continuo aumento dei disastri naturali degli ultimi anni, che mette a repentaglio sia le vite delle persone coinvolte sia i flussi di lavoro. Per questi motivi, oggi la resilienza delle aziende necessita di una strategia olistica che tenga conto di questa nuova fluidità lavorativa e delle sue sfide e si applichi con nuove procedure e piattaforme tecnologiche pronte a supportarle.

Negli ultimi anni, abbiamo visto un numero maggiore di aziende investire nella loro resilienza, perché si è finalmente compreso che se si vuole mantenere l’efficienza lavorativa, mentre si proteggono anche i dipendenti, si ha l’obbligo di adattarsi alle nuove esigenze del mercato e della forza lavoro. I passi avanti ci sono e si vedono nel crescente numero di aziende che comincia a prendere sul serio gli aspetti di security e business continuity. Bisogna tuttavia pensare che, nel medio periodo, tutte le aziende dovranno fornirsi di procedure e sistemi all’altezza delle sfide che ci sono e ci saranno".

Quali sono, secondo voi, i principali punti di debolezza che oggi rendono le aziende poco resilienti?

"Le aziende investono fortemente in strategie per incrementare il loro fatturato, però spesso non considerano tra queste una gestione proattiva della crisi. Questo atteggiamento mina sicuramente le fondamenta della resilienza aziendale perché sposta i costi della prevenzione e della preparazione sulle conseguenze della crisi. Eppure studi indipendenti, come quello prodotto dall’americana Forrester, sottolineano il ritorno sull’investimento per quelle aziende che sviluppano sistemi di gestione della crisi efficaci ed efficienti. Per esempio, in Europa sappiamo che la resilienza impatta il fatturato, con le aziende più resilienti (top-performer) che perdono ricavi di vendita fino a venti volte in meno delle low-performer.

Per arrivare a questi risultati, le aziende devono costruire un sistema di gestione delle crisi che sia basato su intelligence attendibile e contempli una chiara divisione di responsabilità durante la crisi e un sistema di comunicazione dedicato alla crisi stessa chiaro e puntuale. Tutti questi aspetti possono essere gestiti da una piattaforma digitale che permetta all’azienda di avere il controllo della crisi dal punto di vista sia della prevenzione e preparazione sia della risposta. Tutto questo in maniera lineare e automatica. Solo così un’azienda può sviluppare una vera resilienza adattabile a tutte le circostanze".

Lorenzo Marchetti, head of global public affairs di Everbridge

Lorenzo Marchetti, head of global public affairs di Everbridge

Dal punto di vista tecnico, come si relaziona una Critical Event Management Platform con i principali software, reti o applicazioni aziendali? E con le soluzioni di cybersicurezza in uso?

"Essendo una soluzione su base cloud, una piattaforma Cem si integra perfettamente con i sistemi di gestione interni all’azienda. Inoltre, proprio data la sua natura di cloud-system, la piattaforma risulta difficilmente penetrabile da attacchi cyber perché, oltre alle autenticazioni a due fattori richieste per accedere alla piattaforma stessa, i server che la supportano hanno sempre altri server di backup in tutto il mondo, pronti a entrare in uso all’insorgere di una qualsiasi problematica.

Dal punto di vista integrativo, invece, si tende a cercare di soddisfare le necessità dei nostri clienti, tenendo sempre il focus sull’accorciare i tempi della crisi grazie all’automazione. Per la gestione della risposta alla crisi, dal lato comunicazione, certe aziende richiedono l’integrazione dei contatti telefonici, altri l’integrazione con Whatsapp. Le soluzioni sono virtualmente infinite, ma noi ci impegniamo ad ascoltare e, vista la nostra ventennale esperienza, supportare i nostri partner nello scegliere la soluzione più consona per aumentare la loro resilienza.

Come vi proponete sul mercato, in generale e in Italia?

"A oggi Everbridge ha più di seimila clienti in tutto il mondo, tra cui molte tra le più grandi aziende multinazionali incluse nel Forbes 500. Siamo fornitori dei più grandi istituti finanziari, di aeroporti e giganti del digitale, ma anche del manifatturiero. Insomma, non c’è una tipologia di azienda a cui non facciamo riferimento. In altre parole, possiamo offrire il nostro supporto a tutte quelle realtà che hanno sistemi abbastanza complessi per la gestione emergenziale e che necessitano di soluzioni concrete. Chiaramente, le aziende più grandi o quelle che hanno sempre vissuto di dinamiche di sicurezza (come le banche) e già dotate di un Security Operations Center hanno una maggiore inclinazione a utilizzare i nostri sistemi. Però, visto l’aumento dei rischi, come detto in precedenza, crediamo che tutte le aziende, anche quelle piccole, dovranno munirsi di sistemi adatti a far fronte alle nuove sfide.

Il mercato italiano è ricco di opportunità, con molte aziende che vogliono migliorare la loro resilienza. In Italia, abbiamo un team dedicato che ha fatto crescere il mercato in maniera straordinaria, portandoci ad affiancare alcune delle realtà italiane più importanti e conosciute a livello globale. Grazie al nostro team locale, lavoriamo con aziende come Grandi Navi Veloci (parte del Gruppo Msc e oggi una delle principali compagnie di navigazione operanti nel settore del cabotaggio e del trasporto passeggeri nel mondo), che sono esemplari sul come trattano la sicurezza e la gestione emergenziale. Negli anni, abbiamo anche costruito un portafoglio di partner di altissimo livello. Insieme a loro, lavoriamo per riuscire a soddisfare le esigenze dei clienti in maniera precisa e olistica. La nostra ambizione va, però, oltre al numero di clienti e alla crescita di Everbridge: puntiamo a diffondere la nostra missione “keep people safe and business running” (tenere le persone al sicuro e far continuare il business) in tutta Italia, relazionandoci in modo particolare con tutte quelle realtà che sono ancora scettiche rispetto alla necessità di investire sulla resilienza".

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