L’intelligenza artificiale è entrata anche nel mestiere dei commercialisti: in Europa, quasi un professionista su due (il 49%) già la utilizza o prevede di usarla prossimamente nel proprio lavoro. Nel mondo, il 57% dei commercialisti pensa che i progressi dell’AI avranno un impatto significativo sulla professione contabile. Sono alcuni dei risultati emersi da uno studio di Wolters Kluwer, titolato “Future Ready Accountant. La nuova era dei commercialisti tra IA, talento e tecnologia” e condotto a livello internazionale su oltre 2300 professionisti.
L’intelligenza artificiale è però solo l’ultima tappa di un’evoluzione già avviata nel settore delle professioni contabili, che forse dovremmo chiamare professioni consulenziali (questo è un tema su cui Wolters Kluwer insiste da tempo), perché con la digitalizzazione è possibile automatizzare le attività ripetitive e strettamente contabili, per focalizzare l’attenzione su quelle a valore aggiunto come, appunto, la consulenza e la relazione con i clienti.
La ricerca ha anche indagato anche il più ampio tema della trasformazione digitale in questo settore, scoprendo che in Europa il 62% degli studi dei commercialisti usa software e servizi in cloud e il 63% ha raggiunto una significativa integrazione tecnologica che ha permesso di snellire le attività e automatizzare i processi. Wolters Kluwer fa notare che “gli studi maggiormente integrati riportano consistenti aumenti reddituali”.
L’innovazione digitale è dunque un modo per aumentare il giro d’affari e per liberare risorse, ma agli studi professionali servono anche competenze, e in particolare dallo studio emerge una carenza di giovani laureati e diplomati in materie economiche e gestionali, che sono difficili da reperire e da trattenere in azienda. Ostacoli all’adozione delle tecnologie in cloud sono i costi (per il 51% degli studi italiani interpellati), la sicurezza dei dati (47%) e le interruzioni degli processi di lavoro esistenti (43%).
Prevale comunque un certo ottimismo, anche in Italia. Tra i commercialisti italiani, nel breve termine (entro 12 mesi) il 42% pensa di poter espandere la propria base clienti, mentre il 60% pensa che la transizione verso la consulenza aziendale avrà un forte impatto entro i prossimi cinque anni. Il 34% degli studi nel nostro Paese (dato superiore al 30% di media europea) già opera completamente su soluzioni cloud, mentre un ulteriore 32% prevede di passare parzialmente al cloud entro il prossimo triennio. Il 36% negli ultimi anni ha aumentato la quota di documenti raccolti in forma digitale.
I commercialisti italiani sono anche all’avanguardia in Europa nella fornitura di servizi Esg (Environmental, Social, and Governance), offerti dal 22% degli studi. Nel breve periodo (12 mesi dall'indagine) i commercialisti italiani daranno priorità all’ottimizzazione del workflow (40% degli studi), soprattutto per fornire ai clienti un servizio più preciso e puntuale.
"Il Future Ready Accountant offre una visione impareggiabile del panorama fiscale e contabile globale”, ha commentato Jason Marx, Ceo di Wolters Kluwer Tax & Accounting. “I risultati indicano che, sebbene gli studi commercialisti siano desiderosi di sfruttare l'AI e altre tecnologie per aumentare l'efficienza, il coinvolgimento dei clienti resta fondamentale. La nostra indagine globale rivela informazioni importanti su come gli studi, grandi e piccoli, si stiano adattando a un mondo digital-first”.