Le segnalazioni relative a dati esposti sul dark web sono cresciute del 15,4%, oltrepassando i 2 milioni di alert, con il nostro Paese che si colloca al quinto posto a livello globale per compromissione di e-mail e al diciottesimo per esposizione di dati di carte di credito. Lo scenario, piuttosto desolante, è noto, ma pochi conoscono come si pone il panorama delle aziende italiane che mirano a contrastare attacchi e cybercriminali.
Attraverso la propria piattaforma Margò, basata su strumenti di marketing intelligence potenziati da algoritmi di intelligenza artificiale, CRIF ha analizzato oltre duemila imprese italiane attive nella protezione dal rischio cyber. Lo studio ha tracciato un profilo dettagliato del comparto, evidenziando una crescita sostenuta dei ricavi, una spiccata propensione verso l’innovazione e una crescente apertura ai mercati internazionali.
Un ecosistema in espansione, trainato dalle società di capitali
Secondo i dati raccolti, l’ecosistema italiano della cybersecurity si compone prevalentemente di società di capitali, che rappresentano oltre l’80% delle imprese del settore. Tra il 2021 e il 2023 queste realtà hanno registrato un aumento del 23% nel fatturato, dimostrando una forte dinamicità anche in un contesto macroeconomico incerto. Il tessuto imprenditoriale è costituito in larga misura da microimprese, che rappresentano oltre il 70% del totale, seguite da piccole e medie aziende, mentre la presenza delle grandi imprese resta marginale.
Dal punto di vista territoriale, la distribuzione delle aziende è tutt’altro che uniforme. La Lombardia si conferma il principale hub nazionale, accogliendo il 26,1% delle realtà attive nel settore. A livello macroregionale, il Nord-Ovest domina con il 36,1% delle imprese, seguito da Centro e Nord-Est. Il Sud e le Isole, pur rappresentando un terzo del tessuto produttivo italiano, raccolgono solo il 16,4% delle aziende di cybersecurity, segnalando un divario infrastrutturale e tecnologico ancora irrisolto.
Digitalizzazione e innovazione: il DNA competitivo delle imprese di settore
L’analisi CRIF mostra come le aziende italiane attive nella sicurezza informatica si distinguano nettamente dal resto del panorama imprenditoriale per livello di maturità digitale. Oltre il 70% di esse possiede un punteggio di digital attitude alto o medio-alto, una percentuale quasi dieci volte superiore alla media nazionale. Questo posizionamento riflette la necessità strutturale del comparto di operare all’avanguardia sul fronte tecnologico, ma anche la capacità delle aziende di recepire e implementare soluzioni avanzate per affrontare minacce in continua evoluzione.
La stessa propensione si riflette sul piano dell’innovazione. Il 70% delle imprese del comparto presenta un innovation score elevato, contro una media nazionale ferma al 10%. Questo dato indica una forte inclinazione alla ricerca e allo sviluppo, e una più marcata predisposizione a investire in tecnologie emergenti, modelli organizzativi agili e competenze evolute.
Accanto alla digitalizzazione, un altro fattore distintivo riguarda la proiezione internazionale. Oltre un terzo delle imprese italiane del settore cybersecurity si colloca nelle classi più alte di score per internazionalizzazione, un dato che supera di gran lunga la media del 4,6% rilevata sul totale delle imprese italiane. Questo slancio verso l’estero rappresenta un indicatore di competitività e, al contempo, una risposta alla crescente domanda di servizi di cybersecurity su scala globale.
La solidità finanziaria è un ulteriore elemento che contraddistingue le imprese del comparto. Il 60,6% delle aziende rispetta puntualmente i tempi di pagamento verso i fornitori, rispetto a una media nazionale che si attesta al 45,1%. I ritardi gravi, oltre i 90 giorni, si fermano all’1,4%, un valore decisamente contenuto rispetto al 4,4% riscontrato sul totale delle imprese italiane. Anche i ritardi lievi risultano inferiori alla media nazionale, segnalando una maggiore affidabilità nei rapporti commerciali.
Un comparto centrale per la resilienza del sistema Paese
Lo studio CRIF fotografa un settore in piena espansione che non solo genera valore economico, ma svolge un ruolo cruciale nella resilienza digitale del Paese. L’elevato grado di maturità digitale, la vocazione innovativa e la crescente presenza sui mercati internazionali confermano che le imprese italiane della cybersecurity rappresentano un asset strategico per la sicurezza delle infrastrutture, delle imprese e dei cittadini.
Tuttavia, la forte concentrazione geografica e la prevalenza di microimprese indicano la necessità di politiche industriali mirate a colmare i divari territoriali e a sostenere la crescita dimensionale delle aziende. Incentivare la formazione, favorire l’accesso al capitale e promuovere sinergie con il mondo accademico e con le istituzioni può contribuire a rafforzare ulteriormente un settore che, oggi più che mai, si dimostra decisivo per il futuro del sistema Italia.