Nessuna fabbrica di chip di Intel sorgerà a Magdeburgo, in Germania, e nessun sito di testing e assemblaggio aprirà i battenti in Polonia. Il grande investimento tedesco annunciato dall’azienda, allora guidata da Pat Gelsinger e ancora dominatrice del mercato dei semiconduttori, avrebbe dovuto portare alla realizzazione di un nuovo campus nei pressi della capitale della Sassonia-Anhalt, con taglio del nastro previsto inizialmente per il 2023 e poi, a più tappe, procrastinato. Anche sul carico dell’investimento l’azienda si era corretta, salendo a una stima di 30 miliardi di euro (per circa un terzo erogati dal governo tedesco, in virtù dei circa tremila posti di lavoro che il progetto avrebbe dovuto creare).
Nel frattempo il mercato dei semiconduttori ha conosciuto diverse turbolenze, tra dazi, rallentamenti e accelerazioni della domanda, alterazioni della supply chain anche legate alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Dalla corsa all’intelligenza artificiale sono emersi vincitori, almeno per ora, soprattutto Nvidia come fornitore dei grandi hyperscaler (Aws, Microsoft, Google, Oracle) e, per quanto riguarda le attività di produzione in conto terzi, la taiwanese Tsmc. Intel aveva quindi deciso di mettere in pausa i lavori di costruzione a Magdeburgo, così come la realizzazione di un sito di assemblaggio e testing in Polonia.
Ora l’azienda getta la spugna: con un comunicato titolato “Passi nella giusta direzione”, Intel ha annunciato la rinuncia a entrambi i progetti, così come l’arrivo di ulteriori tagli di personale. “Stiamo realizzando un piano di riduzione di circa il 15% della nostra forza lavoro e contiamo di chiudere l’anno con un conteggio di circa 75mila dipendenti nel mondo”, ha dichiarato l’amministratore delegato Lip-Bu Tan. Già nella prima parte dell’anno sono state realizzate ottimizzazioni nella struttura organizzativa, con una riduzione dei livelli manageriali intermedi. In parallelo, l’azienda sta annullando la precedente politica di smart working per riportare in ufficio i suoi collaboratori.
In coerenza con il piano di taglio dei costi, anche gli investimenti troppo ambiziosi sono stati accantonati. E si volta pagina rispetto alle grandiose ambizioni di Pat Gelsinger, che d’altro canto si collocano ormai in un’altra epoca. “Adotteremo un approccio fondamentalmente diverso per costruire il nostro business di fonderia”, ha scritto il nuovo Ceo. “Negli ultimi anni l’azienda ha investito troppo e troppo presto, senza una adeguata domanda. In questo processo, la nostra rete di fabbriche è diventata inutilmente frammentata e sottoutilizzata. Dobbiamo correggere il tiro”.
Commentando i risultati finanziari dell’ultimo trimestre, il Ceo li ha definiti “solidi”. I ricavi trimestrali hanno toccato quota 12,9 miliardi di dollari, con andamento piatto anno su anno, ma l’azienda ha anche riportato una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari, in parte dovuta ai costi di ristrutturazione.
Lip-Bu Tan, Ceo di Intel
La futura strategia d’offerta
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, Lip-Bu Tan ha fatto sapere che in futuro l’azienda si focalizzerà sullo sviluppo di “una strategia coerente di offerta di silicio, sistemi e software. In passato abbiamo approcciato l’AI con una mentalità tradizionale, centrata sul silicio e sull’addestramento. Bisogna cambiare e abbiamo già cominciato a incubare nuove capacità e ad attrarre nuovi talenti. Nel fare questo passaggio, focalizzeremo gli sforzi su aree in cui possiamo essere dirompenti e distinguerci, come l’inferenza e l’Agentic AI. Il punto di partenza per noi sarà l’emergere di workload di AI, poi lavoreremo a ritroso per la progettare software, sistemi e semiconduttori che garantiscono i migliori risultati ai clienti”. Parole un po’ vaghe, ma ne sapremo di più prossimamente. “Abbiamo molti lavori in corso e sveleremo di più dei nostri piani nei prossimi mesi”, ha detto il Ceo.