Si chiamava Macintosh, anche se ormai per tutti quanti è semplicemente “il Mac”, e ha appena compiuto 35 anni. Era il 24 gennaio 1985, l’Italia era reduce da un’eccezionale ondata di freddo e da una nevicata poi diventata storica, quando dall’altra parte dell’Atlantico una società di Cupertino presentava il suo primo personal computer della linea Macintosh. Non il primo in assoluto, perché già nel 1983 aveva debuttato Apple Lisa, con grandi meriti di innovazione (un computer dotato di interfaccia grafica e mouse) ma con scarsissimo successo commerciale. Al Macintosh 128K spettava dunque l’arduo compito di riscattare Apple dall’iniziale passo falso.
I nostalgici e i cultori della mela morsicata oggi possono avventurarsi su eBay per trovare qualche pezzo da collezione: le quotazioni oscillano tra i 1.500 e oltre 2.000 euro per un modello funzionante, completo di mouse e tastiera originali.
Una curiosità: il nome Macintosh deriva, effettivamente, da una mela. Come si legge nella biografia di Steve Jobs di Walter Isaacson, lo si deve al programmatore Jef Raskin, il quale “credeva fosse sessista dare nomi di donne ai computer, per cui ribattezzò il progetto in onore delle sue mele preferite, le McIntosh”. Modificò, però, il nome per differenziarlo da quello di McIntosh Laboratory, un produttore di impianti stereo.
A 35 anni di distanza, oggi circa un computer su dieci è un Mac. Nei dati di Netmarketshare riferiti a dicembre 2018, è basato su macOS il 9,6% dei dispositivi da scrivania e portatili attivi nel mondo. Secondo i monitoraggi di Idc, Apple è il quinto vendor a volume (dopo Lenovo, Dell, Hp, Acer e Asus), con poco meno di 4,8 milioni di dispositivi macOS commercializzati in un trimestre (il terzo del 2018).