Hpe sorprende tutti, annunciando – dopo mesi di rumors – quale sarà la sorte delle sue attività legate al software: passeranno nelle mani della società britannica Micro Focus con un’operazione da 8,8 miliardi di dollari (di cui 2,5 miliardi da corrispondere in cash). Ma non saranno semplicemente vendute, come le tante indiscrezioni avevano lasciato intendere, citando fondi di private equity specializzati in buyout come pretendenti all’acquisizione. Al contrario, l’azienda di Meg Whitman ha replicato il meccanismo dello “spin-merge”, già adottato per gestire l’esternalizzazione della sua divisione Enterprise, cioè i servizi business: come annunciato, lo scorso maggio, verrà creata una nuova società co-partecipata pariteticamente da Hpe e da Csc (Computer Sciences Corporation).
Salvo interposizioni degli azionisti o degli organismi antitrust, l’operazione dovrebbe chiudersi nel terzo trimestre dell’anno prossimo. Si raggiungerà così un duplice obiettivo: da un lato, Hewlett Packard Enterprise diventerà più snella, dall’altro non si perderà “massa critica” ma anzi la si guadagnerà creando un nuovo, grande soggetto fornitore di servizi. Ecco, ora, che questo stesso schema si ripete: quello annunciato sarà lo spin-merge di una parte di attività definite come “non-core”. L’azienda (a sua volta nata dalla scissione della vecchia Hewlett Packard in Hpe e Hp) continuerà a focalizzarsi sull’hardware – server, sistemi per lo storage, infrastrutture convergenti – ed esternalizzerà l’offerta di Application Delivery Management, gestione dei dati e dei Big Data, gestione delle operations, analytics e sicurezza.
“La combinazione delle attività di Hpe di Application Delivery Management, Big Data, Enterprise Security, Information Management & Governance e It Operations Management con Micro Focus creerà una della più grandi società di software ‘pure’”, ha scritto Meg Whitman nella nota ufficiale. Quella risultante sarà un’azienda che continuerà a investire nello sviluppo del prodotto, a beneficio di clienti e investitori. A tal proposito, va detto che gli azionisti di Hpe manterranno un 50,1% di proprietà sulle azioni della nuova società.
Passando a toni più diretti, la Ceo ha poi proseguito: “Voglio essere cristallina: Hpe non sta uscendo dal mercato del software. Il software è ancora un abilitatore cruciale nella nostra strategia di lungo termine, ma abbiamo bisogno dei giusti asset per avere successo nei nostri mercati target. Guardando avanti, raddoppieremo le nostre capacità software, quelle che alimentano e differenziano le nostre soluzioni, e che sono critiche in un ambiente cloud”.
L’accordo fra Hpe e Micro Focus prevede anche che la nuova società consideri Suse come “partner preferenziale” per Linux e per le attività che ruotano intorno a OpenStack (per esempio l’inrastruttura cloud Helion OpenStack e la piattaforma applicativa Helion Stackato). “Suse e Hpe”, si legge in un comunicato stampa, “stanno lavorando insieme per definire le specifiche della collaborazione commerciale, con l’aspettativa di completare il lavoro nel quarto trimestre del 2016”.
Hpe ha anche diffuso i numeri sui risultati finanziari del terzo trimestre (chiuso il 31 luglio), il cui fatturato ha raggiunto i 12,2 miliardi di dollari, con un calo del 6% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso; al netto delle oscillazioni di valuta, tuttavia, la contrazione si limita all’1%. Gli utili hanno, invece, toccato quota 49 centesimi per azione, superando le previsioni degli analisi di 45 centesimi per azione. Per il trimestre in corso, l’azienda prevede di generare un Eps non-Gaap compreso fra i 58 e i 63 centesimi per azione.